Così è, anche se non vi pare
Nella foto, tratta da Sportube, la parata del portiere agrigentino su tiro di Deli
Nel calcio chi vince ha sempre ragione. Inutile arzigogolare, cercare giustificazioni, sia pure legittime, all’indomani di una partita persa in malo modo. A due giorni di distanza, a bocce ferme, il quadro della partita di domenica è più chiaro e più delineato, così come sono più delineati i significati e i contorni di una gara che avrebbe dovuto dire una parola definitiva sulle ambizioni future della Paganese.
Il responso del campo c’è stato e ha detto senza mezzi termini che la squadra, così com’è, deve abbandonare ogni tipo di sogno, anche quelli romanticamente solo accarezzati.
Intendiamoci, una sconfitta non deve suonare come condanna per una compagine che ha dimostrato fino a questo momento di avere buone potenzialità. Ma si è capito, e penso che lo abbiano capito proprio tutti, che la squadra ogni qual volta è chiamata a fare un passo in più, nelle gare cosiddette di appello o di maturità, non riesce ad andare al di là di un’aurea mediocrità; non mi pare che quella di domenica scorsa sia stata la prima partita del genere.
Eviterò di ripetere concetti già espressi a più riprese in tema di mercato di riparazione perché sarebbero controproducenti e inutili. Dirò solo che la squadra era e resta incompleta – in termini di resa per traguardi più ambiziosi. Logico, allora, che emergano di tanto in tanto disfunzioni difensive, che però – sia ben chiaro – possono capitare anche nelle squadre meglio attrezzate. Ma una cosa è un adattamento in un ruolo per un momento, un’altra cosa è il sistematico ricorso ad atleti che hanno caratteristiche diverse da quelle richieste.
A ogni buon conto, bisogna riconoscere che ad Agrigento, soprattutto nella ripresa, la squadra ha fatto di tutto per arrivare quanto meno al pareggio. Però la partita è nata storta. Infatti proprio quando la Paganese stava prendendo le misure agli avversari, alla mezzora del primo tempo, è arrivata l’inopinata segnatura che ha scombussolato i piani tattici di Grassadonia che – come si sa – preferisce giocare a viso aperto puntando molto sugli interscambi fra reparti in spazi larghi. E chi te li dà?
Una volta in vantaggio, l’Akragas, che ha una concezione di calcio diametralmente opposta a quello attuato dalla Paganese, ha rinserrato le fila; ha ingolfato tutto i canali di sbocco della Paganese in avanti, ha raddoppiato le marcature su Cunzi, su Deli e Caccavallo e ha giocato come si faceva una volta: tutti dietro con marcature asfissianti e chiusura di tutti gli spazi per gli attaccanti paganesi.
Ci sarebbe voluta una manovra di aggiramento sulle ali per cercare di scardinare la munitissima difesa agrigentina, bene intruppata al centro; ma sulle fasce, vuoi per il vento che l’ha fatto da padrone, vuoi per il terreno di gioco più adatto alla coltivazione di patate, vuoi anche per l’assenza di Carcione che è sempre in grado di innescare, con lanci illuminanti, la manovra offensiva della squadra, è mancato il consueto lavoro di Cicerelli a sinistra e di Dozi a destra. In tutto questo, a onor del vero c’è da sottolineare che il giovane Palmiero, nella prima parte della gara, chiamato a sostituire nelle funzioni un mostro sacro del centrocampo, non si è mai perso d’animo e ha cercato di non far rimpiangere l’assenza dell’illustre collega in cabina di regia; salvo poi calare alla distanza.
Al cospetto di una difesa avversaria ben disposta soprattutto nella zona centrale, Caccavallo ha cercato invano lo spazio per piazzare il suo spunto. Ci è riuscito una sola volta nel primo tempo ma il portiere agrigentino è stato bravo a sventare la maninaccia in due tempi, con l’aiuto anche del palo. Ci ha provato pure Deli, nella seconda parte della gara, con un tiro dal limite ma il portiere siciliano si è superato e ha sventato la minaccia. Troppo poco, però, onestamente per una squadra che non si è ritrovata a suo agio negli spazi stretti e ha finito per agevolare la granitica difesa avversaria, non nuova a questo tipo di tattica ostruzionistica ma efficace quando si hanno elementi arcigni che ben conoscono il loro mestiere.
A questo punto del campionato, allora, bisogna puntare tutto sulla salvezza, da conquistare al più presto perché si sa che nelle ultime giornate può accadere di tutto.
Nino Ruggiero
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