Nella foto, tratta da Sportube, il palo colpito da Deli sul risultato di 1 a 2
Calendario alla mano e film della partita Messina-Paganese tutto da sbobinare.
Cinque partite giocate nel girone di ritorno: undici preziosissimi punti in saccoccia, con tanti ragionevoli rimpianti per quello che poteva essere e non è stato. Di certo c’è una sola cosa: la squadra è viva e vegeta e ha una sua connotazione tattica ben precisa da quando sono finiti gli infortuni a catena e le disdicevoli assenze per espulsioni.
A Messina è andata come è andata, ma – a pelle – la vittoria ha aleggiato a lungo sul terreno di gioco intitolato a Franco Scoglio. Una cosa vi dico: non buttiamo la croce addosso al povero Acampora, individuandolo come l’autore di un misfatto. Gli infortuni difensivi possono capitare a chiunque; figuriamoci a un diciassettenne che si trova catapultato in campo nel momento di maggiore pressione offensiva della squadra peloritana.
Resta il rammarico, certo, per una vittoria che pareva a portata di mano. Ma consoliamoci con un curriculum di tutto rispetto per una squadra che deve salvarsi: undici punti in cinque gare non sono pochi soprattutto se sono anche conditi da più che ragionevoli rimpianti.
La mano di Grassadonia, in questa squadra, c’è e si vede. Non c’è gara in cui la squadra non dimostri la sua forza, la sua compattezza, la sua voglia di arrivare al gol. Nelle manovre c’è geometria; gli interscambi fra i reparti sono continui; i calciatori universali fanno sempre la loro parte che consiste nel difendere, quando sono gli avversari ad avere il controllo del pallone e ad attaccare, come spesso si vede nelle partite di rugby, quando invece il pallone è fra i propri piedi.
Il concetto di squadra è salvo da tempo.
La squadra è tale quando ha un gioco, un modello, un’idea da sviluppare. Non state però a sentire chi vi dice che è il solo modulo tattico che fa grande una squadra; sono balle grandi quanto una casa. Lo disse una volta Arrigo Sacchi, quando, esagerando grossolanamente, asserì che le sue squadre giocavano a occhi chiusi e che nel suo modulo tattico, a vocazione offensiva, avrebbe potuto tranquillamente avere una parte di rilievo anche il suo magazziniere.
Mentalità di gioco, certo; gioco moderno anche, che mi piace definire a fisarmonica, ma i moduli nel calcio non sono tutto. Ci vogliono anche gli interpreti giusti e ci vuole qualità.
Per buona fortuna, la Paganese ha calciatori che, oltre a seguire le direttive tattiche impartite dall’allenatore, hanno anche qualità.
In difesa Maruocco attraversa un periodo felicissimo, forse il migliore della sua lunga carriera e dà sicurezza al reparto. Sirignano si è presentato bene; ha senso di posizione, colpisce bene di testa e dirige bene il traffico nella sua zona anche se – essendo un sinistro nato – avrebbe avuto bisogno di avere al suo fianco un centrale destro. Bocchetti, non è un mistero, è un adattato nel ruolo. Ha grande esperienza e la mette al servizio della squadra, ma continuo a vederlo meglio come terzino d’ala, come si diceva una volta, sulla fascia sinistra dove può sviluppare il suo innato senso di manovra. Carcione è il faro della squadra; gioca in tutte le zone del campo perché ha un’intelligenza tattica non comune e dà del “tu” al pallone in ogni circostanza; anche quando si tratta di inventare gol impossibili dalla lunga distanza.
Non conosco i programmi della società, ma fossi in Trapani gli rinnoverei subito il contratto, così come ha fatto saggiamente con Cicerelli e Cunzi.
La qualità, dicevo. Uno o ce l’ha o non ce l’ha. Prendete Caccavallo. Da quando è iniziato il girone di ritorno non ha sbagliato una partita. Ha segnato, è diventato capocannoniere del girone, ha giocato per la squadra sacrificandosi quando ce n’era bisogno, ha sfornato assist al bacio che solo un elemento di qualità può concepire. Il gol di testa messo a segno domenica scorsa da Deli porta la sua firma inconfondibile: uno di quegli inviti al gol che non è possibile rifiutare. Con Caccavallo, che resta il principe del gol anche se non segna, vanno messi sul delicato bilancino della qualità anche Deli e Cicerelli, due elementi che controllano il pallone in modo delizioso e che devono solo essere più continui nel rendimento. Il senso tattico raggiunto dalla squadra autorizza a sperare in un posizionamento in classifica più consono al reale valore della squadra. Bisogna però non distrarsi un solo momento.
E ricordiamolo ai più distratti: partite facili in questo campionato non esistono.
Nino Ruggiero
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