Contano i punti, solo i punti, credetemi. E questa nuova Paganese, rinvigorita da uno degli acquisti più azzeccati degli ultimi tempi, cammina con il passo del bulldozer. Chi è l’acquisto più azzeccato non ve lo dico, ma solo perché – da competenti e appassionati – avete già capito che parlo di De Liguori. Questo piccolo grande giocatore, alto come un soldo di cacio ma immenso per quantità di gioco espresso e per personalità calcistica, da quando è arrivato, è diventato l’anima della squadra. Gioca dovunque, è un po’ “petrusinu ogni minestra”, lo trovi sempre nel vivo del gioco, nelle posizioni di campo più impensate; mentre è in difesa a dare una mano ai giovani colleghi della sua retroguardia, è già con l’occhio rivolto al centrocampo, alla manovra da imbastire.
Io credo che non ci voleva la zingara per capire di quali mali soffrisse la Paganese prima dell’arrivo di Sottil. Da che mondo è mondo, le squadre si costruiscono dalle fondamenta, un po’ come si fa per i palazzi. Ve lo immaginate un palazzo costruito senza pilastri o senza mura portanti? Ecco, scusate l’eufemismo o il paragone irriguardoso, il calcio ha le sue regole in fatto di allestimento di una squadra e le improvvisazioni fanno solo male alle tasche e alle classifiche.
Per fortuna (e per bravura, aggiungo subito dopo), Sottil, al suo arrivo al capezzale della squadra, ha intuito quali potevano essere le pecche più grosse che affliggevano la Paganese e, davanti ad un’offerta allettante – targata De Liguori – presentata su un piatto d’argento, ha dato senza indugi il suo assenso all’ingaggio propostogli. Credo che ancora oggi gli amici di Torre Annunziata stiano “rosicando” per uno scippo che hanno voluto loro per primi, quando hanno lasciato libero il calciatore di accasarsi presso un’altra squadra.
Parlavo all’inizio di punti. Sottil ne ha presi quindici in otto partite, una media da play-off. Chiaro – dovendo guardare soprattutto alla classifica per tenere a debita distanza le concorrenti alla salvezza – che la squadra non sempre esprime un gioco di grande levatura. Se si deve scegliere, perché è molto difficile nel calcio coniugare con assiduità praticità e bel gioco, io credo che si debba senza ombra di dubbio optare per quella che è la parte pratica del calcio: i punti.
Contro la Vigor Lamezia, una squadra che non si trova affatto per caso nelle zone di media classifica, la Paganese ha giocato a fasi alterne. Fermo restando il ruolo di De Liguori, oramai leader indiscusso nella zona nevralgica del gioco, a centrocampo la squadra ha sofferto più di quanto si pensasse l’assenza di Baccolo, infortunatosi proprio all’ultimo momento, prima di scendere in campo. Maaroufi, chiamato a sostituirlo, ha sofferto molto il ruolo e non è mai entrato in partita, probabilmente perché lontano da tempo dai campi di calcio. Bene invece Calamai che forse ha disputato una delle partite più intense e continue da quando è arrivato a Pagani.
Il gol che ha deciso la partita è stato una perla di Herrera. Non esagero se dico che il gol del panamense, in sforbiciata, spalle alla porta, con pallone sistemato nel sette alla destra del portiere lametino, è fra i più belli mai visti al “Marcello Torre”.
A conservare la vittoria, però, ci ha poi pensato Marruocco, autore di almeno due interventi eccezionali, propri del portiere di razza.
Ma l’intera difesa, a dire il vero, anche dopo l’infortunio di Vinci, si è ritrovata compatta e solida attorno a Marruocco, con uno Schiavino che, da centrale, in coppia con Moracci, ha riscattato ampiamente l’infortunio di Salerno.
Per quello che riguarda il risultato finale, credo che meglio non potesse andare.
Adesso la mente è già rivolta alla prossima partita esterna con l’Aversa Normanna che annaspa sul fondo della classifica. Non sarà partita facile, perché di partite facili in questo campionato non ce ne sono, e ci sarà l’assenza di Moracci che incapperà negli strali del giudice sportivo.
Ma la Paganese degli ultimi tempi, quella dei quindici punti in otto partite, ce la può fare. Amen.
Nino Ruggiero
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