Così è, anche se non vi pare
Impegni improrogabili di famiglia mi hanno impedito di assistere dal vivo alla partita, ma mi sono in un certo qual senso arrangiato con Sportube; non è la stessa cosa che stare sul campo, ma in determinati casi bisogna accontentarsi.
Seconda partita in casa e seconda sconfitta, senza molte attenuanti.
La differenza – a mio parere – l’ha fatta la mentalità, valori tecnici a parte. La Casertana ha giocato la classica partita da trasferta; intruppamento massiccio con spazi occupati perennemente da una miriade di giocatori, fedeli al difensivistico comandamento di “tutti dietro la linea immaginaria del pallone”. Quindi una scelta tatticamente comprensibile per una squadra che pensa innanzitutto a fare punti togliendo spazio vitale all’avversaria di turno. Il calcio moderno vive molto sulle condizioni fisiche dei calciatori. Se si ha vigore atletico, se si riesce a resistere ad alti ritmi per tutta la durata della gara, interpretando bene sia la fase di restringimento degli spazi agli avversari, sia quella di contrattacco con partecipazione collettiva, quasi sempre si ottengono buoni risultati.
La Casertana ha interpretato bene questo tipo di copione ed ha sfruttato alla perfezione le occasioni che le si sono presentate.
E’ la Paganese che, purtroppo, è in una fase involutiva ed è ancora malinconicamente alla ricerca di una identità tattica. Il suo gioco appare prevedibile e stucchevole. Le due fasce laterali, che dovrebbero assicurare fluidità di manovra e cross al centro, funzionano poco e male. A centrocampo c’è grande frenetismo podistico: corrono tutti, sintomo di buona condizione atletica, ma quasi sempre senza costrutto. E non va bene perchè manca chi – dall’alto della sua personalità tecnica – sappia prendere per mano, con innata intelligenza tattica, la squadra nella delicata fase di costruzione del gioco. E’ naturale, quindi, che le difese avversarie dormano sonni tranquilli quando hai le due fasce che propongono poco, un centrocampo intruppato di calciatori poco portati al dialogo e allo scambio stretto, che spesso si pestano i piedi a vicenda sulla trequarti campo,
Il momento è delicato. Qualcuno – forse lo stesso presidente Trapani, che di solito è prudente nelle dichiarazioni pubbliche – dovrebbe innanzitutto chiarire pubblicamente che il programma della società è circoscritto attorno ad una salvezza che, nonostante tutte le pecche di ordine tecnico, è sicuramente alla portata; questo per evitare che si poss speculare su programmi che al momento attuale sono solo da catalogare fra i sogni proibiti.
Alla salvezza, però, ci si arriva con una squadra tosta e tetragona che basa le sue forze sulla solidità difensiva della sua inquadratura; il che significa che non si possono più incassare gol in contropiede, come avvenuto con la Reggina e con la Casertana, o – peggio – a difesa schierata come contro la Lupa Roma. Lì dietro, in difesa, qualcuno deve farsi sentire maggiormente, e mi riferisco a Marruocco e Bocchetti che dovrebbero essere di esempio per i più giovani portando il loro contributo di esperienza.
Intanto non ci voleva proprio l’infortunio di Baccolo, uno di quelli che stava cominciando a carburare denotando buona predisposizione alla manovra in un reparto che al momento appare incompleto. Basterà, ad esempio, recuperare Gai contro il Messina per avere un reparto di centrocampo all’altezza della situazione?
Fra tanti interrogativi, c’è la consapevolezzaa che alcuni atleti ancora non sono pronti dal punto di vista fisico; primo fra tutti Girardi, buttato nella mischia per necessità, credo. Ma non dimenticherei lo stesso Baccolo, che probabilmente sconta i peccati di una preparazione affrettata.
Resto anche dell’idea che la squadra, soprattutto nelle gare interne, quando giocoforza dovrà cercare di imporre il proprio gioco, avrebbe bisogno di più sprint sulle due fasce laterali. Al momento, nello schema predisposto da Cuoghi, sia Vinci a destra, che Armenise a sinistra, non spingono come nelle aspettative sulle linee laterali di competenza. Qualche soluzione di ordine tattica è attesa già nella prossima gara notturna con il Messina, anche se per la verità non mi pare che in panchina sia molto folta e qualificata al riguardo.
Una parola finale per la tifoseria: è un brutto risveglio quello che ci ha colti dopo le tre sconfitte consecutive. Ma credo che dobbiamo avere fiducia: non siamo i migliori, ma non siamo nemmeno i peggiori. Con un poco di accortenza tattica e con qualche aggiustamento ce la possiamo giocare con parecchie squadre che sono alla nostra portata.
Ma dobbiamo avere più equilibrio tattico e, soprattutto, dobbiamo capire che siamo fatti per soffrire. Chi pensava diversamente, chi vagheggiava aria di alta quota, deve ricredersi.
E forse non solo la tifoseria.
Nino Ruggiero
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