Così è, anche se non vi pare
In inferiorità numerica si gioca meglio. Lo sosteneva Nils Liedholm, detto “il barone”, grande conoscitore di calcio e illuminato tecnico degli anni Novanta, ex allenatore del Milan e della Roma. “In dieci si gioca meglio – diceva con convinzione – soprattutto quando le squadre giocano a zona. Si arretra il baricentro del gioco, i difensori partecipano meglio alla costruzione del gioco, i giocatori raddoppiano le loro forze e si acquista maggiore compattezza. Inoltre in avanti si aprono spazi invitanti”. Questo sosteneva Liedholm e questo sosteneva anche Arrigo Sacchi, altro illustre allenatore che non ha bisogno di presentazioni.
I due parlavano di un uomo in meno, di squadre ridotte in dieci uomini. La Paganese, però, come al solito, deve sempre esagerare. Un solo uomo in meno? No, meglio due, anzi ancora meglio tre! E vai, vai!
Non ci crederete – la squadra proprio quando è rimasta in otto, nella gara contro l’Aquila, dopo il solito anonimo primo tempo, ha sfiorato il clamoroso risultato di parità con una prodezza di De Sena terminata di un niente sopra la traversa.
Ai pochi temerari che ancora sono presenti all’appuntamento domenicale, più per fede che per convinzione, si è presentato subito, anche ieri, il solito deludente spettacolo di una Paganese senza personalità, senza spina dorsale e con poche idee.
Un primo tempo deludente, come capita da tempo. Scarsa l’intesa fra i reparti, molta confusione, qualche inevitabile sfasatura difensiva e risultato subito compromesso.
Dopo due minuti Volturo deve fare sfoggio di tutta la sua bravura per neutralizzare un tiro ravvicinato del centravanti aquilano; ma nulla può il bravo portiere azzurro stellato dopo undici minuti su un sinistro al fulmicotone di Frediani che si insacca all’incrocio dei pali.
L’Aquila si presenta come una squadra ben quadrata, omogenea, compatta, con un uomo-faro di grande personalità a centrocampo come Corapi che pare migliorare di anno in anno.
Spero che la superba prestazione del centrocampista ex-nocerino abbia fatto aprire gli occhi a chi è deputato a costruire squadre. Ci sono calciatori che costituiscono, con le loro caratteristiche, la colonna portante di una squadra; sono una specie di pilastro, riferito all’edilizia. Con un punto fermo, solido, con un pilastro che è alla base di una solida costruzione, si possono anche aggiungere successivamente mattoni. Senza pilastro, la costruzione rischierà sempre di crollare alle prime avversità. Non scopro di certo l’acqua calda, ma certe cose dobbiamo dircele. Su elementi di spiccata personalità tattica, tanto per essere più chiari ed esaustivi, bisognerà puntare nell’immediato futuro per dare una identità alla squadra; identità che quest’anno non c’è stata e non ci sarà.
All’inizio dicevo dell’assurda equazione: meno giocatori, più gioco. É stato proprio così, anche se in tanti non ci crederete. La Paganese, ridotta prima in dieci, poi in nove e infine in otto uomini, ha messo in crisi l’apparato difensivo dell’Aquila costretto a buttare palloni in tribuna per salvaguardare il risultato. Eppure la squadra abruzzese aveva fatto il bello ed il cattivo tempo nella prima parte della gara. Il calcio è anche questo.
Intanto sarà bene salutare doverosamente l’esordio casalingo di tutto rispetto per il giovanissimo Capaldo. Giovane per giovane, con tutto il rispetto per i prodotti di squadre “primavera” di serie A e B, a questo punto del campionato, con traguardi di minima che non possono essere raggiunti nemmeno con il lanternino, è preferibile dare spazio a prodotti locali. E Capaldo ha meritato la piena sufficienza, per grande impegno sicuramente, ma anche per qualche finezza tecnica; bravissimo, ad esempio, quando è riuscito ad andare a fondo campo sulla destra del proprio attacco nella seconda parte della gara per proporre un cross insidiosissimo al centro dell’area avversaria.
Per adesso abbiamo solo capito che il campionato deve finire presto; così come abbiamo anche capito che – dopo la tiritera inenarrabile di quest’anno – per il futuro non potrà più essere condiviso l’imperdonabile allestimento di una compagine inzuppata di sola gioventù.
Patti chiari, amicizia lunga – si diceva una volta. In previsione del futuro, che è già dietro la porta, bisognerà che Raffaele Trapani, cui deve andare sempre il pensiero grato degli autentici sportivi paganesi per quello che ha dato negli anni di sana gestione e di grandi soddisfazioni, illustri al più presto il suo pensiero sul futuro. Chiaramente, con il cuore in mano e senza indugi, come si fa con veri amici.
Nino Ruggiero
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