Ritorna il calcio, ritorna in campo la Paganese e ritorna anche la rubrica “Così è, anche se non vi pare”. So che non tutti siete d’accordo con le mie analisi, ma io provo lo stesso – in virtù di una visione asettica – a dare una impronta ad una rubrica che, se non altro, da quello che vedo dalle frequentazioni sui vari siti che con benevolenza la ospitano, è seguita assiduamente.
Mi mancherà, intanto, la cara presenza di Carlo Vitiello, da qualche anno frequentatore assiduo della tribuna stampa: così come mi mancheranno le sue note tecniche che spesso confrontavo con le mie. Fra di noi c’era grande stima ed amicizia, consolidata nel tempo; le sue frequentazioni domenicali al “Marcello Torre” impreziosivano ogni gara. Alla memoria di Carlo va il mio affettuoso pensiero, così come sono certo andrà quello dei tanti estimatori che avevano imparato a seguire le sue note e a volergli bene.
Ma veniamo a noi. La squadra è stata allestita con sani criteri parsimoniosi; niente nomi di grido e molti giovani per assicurare un futuro alla società che – saggiamente – non perde mai di vista i conti del bilancio. Raffaele Trapani, a dispetto della giovane età, dà sfoggio di grande competenza manageriale: parla poco, ma agisce con l’autorevolezza di chi è abituato a muoversi nei meandri del calcio e del sotto calcio.
Dico subito che mi sarei aspettato un paio di colpi di mercato che prescindesse dalla gioventù a tutti i costi. Le esperienze professionali passate mi hanno insegnato che le squadre giovani, pure se ben assortite con elementi di valore, non vanno mai troppo lontano in termini di risultati. Dovrebbe saperlo anche lo staff tecnico; per cui mi sembra alquanto azzardato affidarsi ad un manipolo di giovani e promettenti elementi in un campionato che, anche senza retrocessioni, presenta pur sempre elementi di grande rivalità calcistica con squadre di città viciniori.
So che Trapani lamenta scarsa presenza di pubblico; lo fa a ben ragione in virtù di tutto quello di buono che ha fatto fino a questo momento. La gran parte dei tifosi lamenta, invece, l’allestimento di una squadra molto giovane, senza elementi di spicco e di esperienza e tentenna in fatto di completa fiducia alla società.
Qui mi viene di ricordare il parossistico dilemma: è nato prima l’uovo o la gallina? Tradotto in ambito calcistico: è il pubblico che deve trascinare dirigenti e squadra, o viceversa?
Da noi – è storia vecchia – il pubblico che affolla lo stadio cittadino solo raramente ha registrato grosse e significative presenze. I numeri da record furono registrati da Paganese-Avezzano nell’anno nella promozione in serie C, con Leonardi allenatore; da Paganese-Bari, nell’indimenticabile campionato 1976-77, con Rambone allenatore, quando fu sfiorata la promozione in B; da una memorabile Paganese-Reggina nel torneo 1978-79, sospesa poi per invasione di campo; da Paganese-Brindisi, in notturna, nell’anno della promozione in serie C; dalla storica finale con la Reggiana nei “play-off”, con gol segnato da Izzo all’ultimo minuto di gara e che portò la promozione in prima Divisione; da Paganese-Lecco, partita di play-out nel campionato 2007-08; da Paganese-Viareggio, nei play out del 2009-10; da Paganese-Chieti e Paganese-Vigor Lamezia, play off del 2011-12.
Poi non mi pare, per quanto possa scavare nella mia mente, che ci siano stati numeri da “tutto esaurito” anche in occasione dei numerosi derby con Nocerina e Salernitana e con altre squadre campane.
E’ comprensibile e normale che Raffaele Trapani lamenti poche presenze al “Marcello Torre”; i suoi sforzi e quelli dei suoi più stretti collaboratori meriterebbero, se non altro, un attestato di fede, quella fede che da un po’ di tempo in qua sembra aver abbandonato tanti, forse pure troppi tifosi. Resiste al momento solo lo zoccolo duro, costituito da quei pochi dalla fede incrollabile, sempre presenti, quasi in ossequio al principio cristiano del “nella buona, come nella cattiva sorte”.
C’è da dire che se l’atto di fede rappresenta motivo di orgoglio per una parte della tifoseria, è altrettanto vero, in una analisi settoriale, che gran parte del pubblico – non solo quello di estrazione paganese – solitamente si muove in maniera uterina, a seconda anche delle mosse di mercato.
Guardate il Napoli. Ha perduto Cavani, goleador principe negli ultimi tre anni, ma è bastato acquistare Higuain, nome prestigioso, raccomandato anche da Maradona, perché Il San Paolo si riempisse con sessantamila spettatori in una partita soltanto amichevole. Pensate che ci sarebbe stata tutta quella gente al “San Paolo” se Cavani non fosse stato adeguatamente rimpiazzato? Certo non è il solo Higuain che può fare decollare il Napoli, ma l’impressione generale è che con l’avvento di Benitez al timone della squadra, con altri acquisti ben mirati, la squadra potrà dire la sua nella lotta per lo scudetto. Ecco perché a Napoli sale la febbre del tifo e il numero degli abbonamenti aumenta di giorno in giorno. Ecco perché è lecito chiedersi se è nato prima l’uovo lo la gallina.
La “prima” in Coppa Italia, in una splendida serata agostana lascia alquanto a desiderare in quanto a presenza di pubblico. Ma a questo ormai siamo abituati. E’ completamente nuova la formazione della Paganese; gioventù a tutto spiano con Pepe, Franco e Perrotta, unici superstiti della formazione dello scorso anno.
La Pro Patria, squadra più esperta, dà poco spazio alla manovra azzurro stellata che tarda a decollare. Ben sistemata appare la difesa con Pepe, Zamparo e Perrotta che si avvalgono della preziosa collaborazione di Amelio sulla fascia sinistra e di Meola sulla destra. Molto reattivo fra i pali appare subito Volturo, tempestivo e decisivo in un paio di occasioni. E’ in fase di costruzione del gioco che la squadra stenta. Franco appare lontano dalla migliore condizione e Velardi, in possesso di buoni numeri, non si è ancora inserito nel gioco propositivo della squadra. Si fa apprezzare subito la linearità di gioco di Meola sulla destra; il calciatore gioca un calcio semplice e redditizio; esegue bene la fase difensiva quando gli avversari sono in possesso di palla e si propone bene in avanti. Alla fine Meola finirà fra i migliori dei neo arruolati.
Il tecnico Maurizi avrà molto da lavorare anche se una idea di squadra già traspare. Devono migliorare gli interscambi fra Beretta, molto nervoso senza motivo, e De Sena; i due solo poche volte si sono presentati minacciosamente in area di rigore avversaria. Da rivedere Orlando junior, apparso fuori ruolo nei compiti assegnatigli da Maurizi. Ottime le due punizioni di Amelio meritevoli di migliori fortune, ma il calciatore dovrà crescere, preferibilmente in fretta per dare sostanza alla fascia sinistra della squadra.
E’ già finita la Coppa TIM per la Paganese, con qualche rimpianto. Ma il calcio è così. Adesso pensiamo al campionato, magari irrobustendo l’inquadratura nella zona centrale de campo.
Nino Ruggiero
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