Così è, anche se non vi pare
Tempo di Befana, tempo di regali. Ne riceve uno grosso quanto una casa il Viareggio a Pagani a tempo abbondantemente scaduto, quando i quattro minuti di recupero decretati dall’arbitro sono scaduti da un bel pezzo. Parlo di regali, prescindendo dall’andamento della partita, per un motivo molto semplice. Se i minuti di recupero devono essere quattro, con tanto di lavagna luminosa a ricordarlo agli spettatori, non si può poi giocare all’infinito. Le regole o ci sono o non ci sono. Ove mai ci fosse bisogno di un recupero supplementare, questo dovrebbe essere segnalato con lo stesso sistema, vale a dire sempre con la lavagna luminosa. E non mi pare, ad onor del vero, che l’arbitro abbia mai sancito tale ulteriore recupero.
La partita è stata bruttina. La pausa di campionato ci consegna una Paganese raffazzonata. Mancano tutti in una volta ben tre difensori: Fernandez, ancora in Argentina; Calvarese alle prese con un infortunio che lo terrà lontano dai campi per due mesi e Nunzella squalificato.
Grassadonia prova ad inventarsi un reparto che è ancora tutto da scoprire; difesa con tre centrali: Fusco, Puglisi e Pepe. Sulle fasce: Ciarcià a destra e Agresta a sinistra. Centrocampo senza Romondini, probabilmente per scelta tecnica, ma con l’asse Franco-Soligo sostenuto sulla trequarti da Scarpa. Attacco a due punte con Caturano e Girardi.
Il primo tempo scorre via senza grossi sussulti. La pausa di campionato ci consegna una Paganese contratta, poco lineare nel suo incedere, alquanto intruppata e senza idee nella sua metà campo.
Agresta comincia maluccio. Sulla sua fascia non riesce a dare impulso al gioco: si sgancia poco e quel poco lo fa in modo scolastico, senza personalità. Su quella fascia il gioco di proponimento manca. Se ne accorge evidentemente Scarpa che prova a dare impulso con manovra di aggiramento della difesa ospite; qualche cross allora arriva al centro per i due arieti, Girardi e Caturano che però non sempre riescono ad eludere l’agguerrita difesa viareggina. Va decisamente meglio il gioco sulla fascia destra con un Ciarcià che gioca forse la migliore partita da quando è a Pagani. Il calciatore si sacrifica in un gioco oscuro ma redditizio; staziona in una insolita posizione difensiva a sostegno dei tre centrali, ma non disdegna appoggi in avanti anche se preferisce, probabilmente per consegne tattiche ricevute, dedicarsi maggiormente ad un ruolo di interdizione. A centrocampo Franco e Soligo sono bravi sul piano dinamico ed arrivano tempestivamente sui palloni che gravitano nella loro zona; latita però la fase di proposizione del gioco. La manovra è priva di genialità e di inventiva: è farraginosa e scontata. Ciò nonostante Caturano e Girardi vanno perlomeno in un paio di occasioni ad un passo dalla segnatura che non scandalizzerebbe nessuno; ma non sono fortunati, soprattutto Girardi che sotto rete fa valere la sua stazza.
Il Viareggio giovane e pimpante dalla difesa in su, si perde in avanti. Robertiello dorme sonni tranquilli e non deve fare straordinari. La prima frazione di gioco finisce zero a zero con qualche rimpianto soprattutto da parte azzurro stellata.
La ripresa vede in campo una Paganese più determinata. Capovolto letteralmente il giudizio su Agresta che sembra un altro calciatore rispetto a quello visto nella prima frazione; è autorevole, disinvolto, non sbaglia un passaggio. Inoltre si propone in avanti con maggiore continuità e partecipa attivamente alla costruzione del gioco. Anche Ciarcià, che nel primo tempo ha curato soprattutto la fase difensiva, sull’altro versante sembra ancora più propositivo e le sue incursioni in avanti mettono in difficoltà la difesa toscana. Il gol del vantaggio della Paganese arriva su calcio di rigore ed è più che meritato per la mole di gioco che la squadra produce. Se lo procura Caturano che si catapulta un pallone sporco sulla destra dell’area e viene atterrato senza pietà da Trocar. Rigore realizzato senza scampo dallo specialista Scarpa.
Una volta in vantaggio, la Paganese dovrebbe giocare con più scioltezza. Dico e sottolineo: dovrebbe. In realtà, nella fase più delicata della partita, quando cioè dovrebbe emergere l’esperienza e il mestiere, qualcosa si inceppa. La difesa nei momenti topici della gara non ha la necessaria lucidità ed ermeticità che si richiede ad una squadra che deve badare a non prenderne.
In questi periodi si fa un gran parlare di calcio propositivo; ma il calcio, da che mondo è mondo, è sempre lo stesso. Ci sono le varie fasi di una gara. Quella in cui bisogna saper attaccare e quella in cui bisogna sapersi difendere. Perché è inutile che ci giriamo intorno: in campo ci sono sempre anche gli avversari e non si può credere di avere il pallino del gioco in mano per tutta la durata della gara.
Ecco, mi pare di poter dire che la Paganese vista contro il Viareggio abbia difettato soprattutto di mestiere e di esperienza, anche se in questo il capitano Fusco ce l’ha messa tutta. Quei rinvii errati nella parte finale della gara, quegli affanni, quella fregola di allontanare il pallone dalla propria area a tutti i costi, senza la necessaria lucidità – mi dispiace dirlo – hanno partorito il gol incassato a tempo abbondantemente scaduto.
Tempo di Befana, tempo di regali, tempo di carbone. La Paganese ha fatto scorta soprattutto di carbone nero; in parte addebitabile ad un arbitro assolutamente insufficiente, che, cosa molto grave, non ha rilevato un rigore grosso quanto una casa su Tortori; ma in parte anche addebitabile ad una inquadratura non proprio convincente che l’allenatore ha dovuto giocoforza allestire a causa di numerosissime assenze. Qualcosa ci sarebbe da eccepire sul mancato impiego di Romondini dall’inizio, un calciatore che ha personalità e senso tattico non comune, ma se Grassadonia ha optato per altre scelte avrà avuto le sue brave ragioni.
Il campionato, dopo la prima del girone di ritorno, è tutto da giocare. Ci sarà da recuperare la gara interna con il Latina (almeno si spera!); ci saranno due derby di fila: il primo a Sorrento, il secondo – in notturna – fra quindici giorni al “Marcello Torre” contro la capolista Avellino.
Per il momento siamo tra quelli che son sospesi: a pochi punti dalla griglia dei play off e con un piede in quella dei play-out. I movimenti di mercato di questo mese ci diranno quale sarà il traguardo cui ambire. Perché – diciamocelo chiaramente – con l’attuale formazione, con tutto il rispetto di tanti bravi ragazzi che compongono la rosa, sarà difficile guardare in alto. Non so se mi sono spiegato.
Nino Ruggiero
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