Così è (anche se non vi pare)
Dopo quasi un mese di lontananza, dopo due trasferte ed una domenica di pausa, torniamo al “Marcello Torre”. E’ una domenica uggiosa, ha piovuto tanto nei giorni scorsi ed in mattinata, ma il terreno di gioco non ne risente oltre il lecito. Del fattore atmosferico, piuttosto – considerato che siamo nel periodo delle giornate più corte dell’anno – ne risente la visibilità della gara dalla tribuna e, immagino, anche dagli altri settori: cala quasi la sera sullo stadio a venti minuti dalla fine e la gara sembra quasi a rischio per la scarsissima visibilità. Si accende un faro, poi due di un solo pilone, ma è come se qualcuno volesse far luce sul rettangolo di gioco con una torcia. Lecito allora chiedersi: ma questi benedetti impianti di illuminotecnica, che chiamerei riflettori per capirci meglio, imposti dalla Lega, servono o non servono? Funzionano o non funzionano se quando ce n’è bisogno restano malinconicamente spenti? ed ancora: a chi bisogna votarsi per farli funzionari quando servono?
Vado alla partita. Bella, avvincente, coinvolgente. Il risultato la dice lunga sullo svolgimento della gara. Non capita tutti i giorni di assistere ad una gara con quattro gol; aggiungeteci un rigore fallito; due pali, uno per tempo di parte paganese; un pallone che ha dato l’impressione di aver superato la fatale linea della porta su punizione bomba di Scarpa; due o tre parate salva-risultato del portiere pugliese; un gol annullato che grida ancora vendetta a Girardi nel primo tempo. Volete ancora altro? in poche pillole vi ho già detto tutto della partita. Il pareggio è risultato che scontenta la Paganese, sicuramente più continua e martellante nel suo gioco; ma l’Andria, a dire il vero, è apparsa squadra organizzatissima, forse una delle più quadrate viste quest’anno al “Torre”.
La Paganese inizia bene. La difesa si schiera con tre difensori centrali: con Puglisi, Fernandez e Pepe. Nunzella è sulla sinistra dello schieramento ma ha licenza di offendere sulla sua fascia. Il giovane scuola Lecce, libero da impegni di marcatura, è devastante sulla sua fascia. Gioca senza ombra di dubbio la migliore partita da quando è a Pagani con una naturalezza sconcertante. Dialoga con i compagni, chiede il triangolo, si invola sull’out di sinistra e propone invitanti cross al centro per le due torri Fava e Girardi. La mossa di Grassadonia mette in crisi l’apparato difensivo dell’Andria. Non è un caso che il primo gol porti il suo marchio: cross pennellato a rientrare per Girardi sul secondo palo e gol dell’ariete che su palloni del genere va a nozze.
Ma è tutto l’apparato tattico che funziona. A centrocampo Romondini non è mai solo perché Scarpa e Ciarcià giocano una gara giudiziosa sacrificando il loro estro messo al servizio del gioco di squadra; lavoro oscuro ma redditizio. Soligo interpreta la parte dell’incursore, la parte che gli riesce meglio quando è in giornata di grazia. Così quando si fa vedere in avanti – dopo aver conquistato palla alla sua maniera – per due volte di seguito fa venire i brividi al portiere dell’Andria che mostra tutta la sua bravura mandando spettacolarmente in angolo due tiri meritevoli di migliori fortune.
Quando si gioca una buona gara e il risultato non è rispondente all’impegno profuso, una considerazione viene subito di farla; non è giornata, si dice. Non è giornata, nel senso che ci sono tutti i segni premonitori negativi: la manovra è ariosa, sicuramente più armonica di altre volte, ma le ciambelle – pur preparate a puntino – non riescono con il buco voluto. E lo si vede dopo pochi minuti di gioco. Puglisi commette un fallo da dilettante in area ai danni di un avversario e l’arbitro è deciso: calcio di rigore. Robertiello, che già in passato, ha avuto modo di farsi notare per la sua bravura di para-rigori matricolato, sventa la minaccia con grande scelta di angolo e di tempo sul tiro battuto da Maccan.
Ma non è giornata, lo confermo; al ventesimo Girardi compie un vero e proprio pezzo di bravura. Controlla un pallone in piena area, finta il passaggio all’indietro per il sopraggiunto Soligo, ed effettua una mirabile giravolta con torsione del corpo mettendo il pallone in rete con un rasoterra micidiale che fa secco il portiere pugliese. Tutti a festeggiare il gran gol ma l’arbitro annulla e non si riesce a capire il perché.
Non è proprio giornata. Robertiello, bravissimo fra i pali, non lo è altrettanto quando si tratta di farsi valere nella propria area piccola; così dopo una buona mezzora – proprio quando la porta dell’Andria sembra sul punto di capitolare davanti agli affondo di Girardi e Fava, ecco il patatrac. Calcio d’angolo per i pugliesi. Pallone invitante al centro, dalla bandierina del calcio d’angolo, per Maccan che – in splendida solitudine – nell’area piccola, nella prima seria minaccia portata alla porta paganese, infila di testa con una inzuccata che accusa. Il pareggio, meritatissimo, arriva con l’azione già descritta partita dal sinistro fatato di Nunzella e concretizzata da Girardi. Fine primo tempo.
Nell’intervallo le considerazioni sono unanimi: una bella Paganese, forse la migliore vista al “Marcello Torre” quest’anno. Ma il calcio – si sa – non è una scienza esatta. Puoi giocare bene fino all’inverosimile ma per vincere devi segnare un gol in più degli avversari. Altrimenti, fai solo accademia e possesso palla. E poi, ricordiamocelo sempre, in campo ci sono anche gli altri; nella fattispecie un’Andria niente affatto disposta a recitare la parte della comprimaria o dell’agnello sacrificale.
Secondo tempo ancora più intrigante. Segna subito l’Andria e ancora su palla inattiva. Quando si dice: il mestiere di chi non c’è. Ed il riferimento a Marruocco e Fusco è immediato. Sul pallone vagante in area dopo un cross dalla destra, con Robertiello incerto nell’uscire dalla porta, i pugliesi vanno ancora in gol con Arini che anticipa tutti e segna da due passi.
Non è proprio giornata e la conferma arriva poco dopo. Potrebbe segnare la Paganese su calcio di punizione battuto da Scarpa da posizione impossibile; ma il pallone, ben indirizzato, colpisce la parte inferiore della traversa e ritorna in campo dando anche l’illusione di aver oltrepassato la linea fatale di porta. Sulla ribattuta Girardi colpisce di testa anticipando tutti ma il pallone termina la sua corsa ancora all’incrocio dei pali alla destra di Rossi.
Poi, finalmente, ci mette la classica pezza il poderoso Fernandez su calcio di punizione: perlomeno – in una giornata in cui pare andare tutto storto – il pareggio è salvo.
Considerazioni finali. Buona Paganese e bella partita, certo, l’ho già detto all’inizio. Il calcio è un gioco strano, forse proprio per questo bello. Giochi mali e vinci, giochi bene e non riesci a cavare un ragno dal buco. Vince di solito chi riesce ad essere spietato, freddo e glaciale sotto rete, avendo alle spalle una difesa di ferro. Difesa di ferro che oggi, onestamente non si è vista. In un campionato molto livellato per valori tecnici, c’è sempre bisogno di avere qualcosa in più in linea puramente tecnica e di una buona di fortuna che – sarà un caso – aiuta sempre i più forti.
Se il traguardo da raggiungere resta la tranquilla salvezza, il risultato può essere giustamente considerato positivo perché, quando le cose girano in un certo verso, è anche giusto accontentarsi di un pareggio. Se invece vogliamo pensare in grande, allora il discorso cambia e non è giusto che si faccia adesso a bocce in movimento; anche perché deve essere lo staff tecnico della squadra a parlare di certi argomenti nel chiuso delle proprie stanze.
Però, giornata storta a parte, la squadra è lì, in buona posizione di classifica. E domenica si spera possano rientrare i pezzi forti: Marruocco e Fusco, per dare un’aggiustatina alla difesa che in questo particolare momento – dopo due gol subiti – ha urgentemente bisogno di tanto mestiere. Proprio quello di Marruocco e di Fusco.
Nino Ruggiero
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