Così è (anche se non vi pare)
Mannaggia! riecco i numeri, i calcoli, le speranze. Li odio i numeri applicati al calcio; sia quando si vuole parlare di tattica e vi si ricorre come se il calcio fosse uno statico gioco da scrivania; sia quando devi cominciare a fantasticare perché i conti del campo non tornano, perché le vittorie si fanno desiderare e sei costretto a fare calcoli: un punto qua, un punto là, con un occhio interessato alle squadre che possono essere considerate concorrenti.
Odio i numeri, ma stavolta, considerato che devo parlare di Paganese, non posso fare a meno di tirarli in ballo.
Dobbiamo sempre soffrire; se non soffriamo non siamo noi. Mai niente che sia non dico facile, ma almeno lineare; no! Soffrire e rischiare sono verbi che oramai fanno parte del nostro vocabolario, li abbiamo nel sangue e – giocoforza – tutti noi abbiamo imparato a coniugarli alla prima persona del plurale: noi soffriamo, noi rischiamo.
Noi soffriamo e pareggiamo: gli altri, non so se soffrono, ma vincono. Dove per altri bisogna intendere Gavorrano e Aprilia. E che diamine! è vero che ognuno dovrebbe fare prima i conti in casa propria ma, classifica alla mano, a tre turni dalla fine, a dire il vero un’Aprilia così in pochi se la sarebbero aspettata. Nelle ultime quattro gare disputate ha fatto addirittura l’en plein; ha conquistato dodici punti su dodici mentre i “nostri” ne hanno preso solo cinque, osservando il turno di riposo.
A Melfi è andata come è andata; inutile infarcire il discorso di “se” e di “ma” che non ci porterebbero da nessuna parte. Per avere notizie di prima mano, fermo restando quella specie di “oscuramento” televisivo che ci fornisce solitamente poche e incomplete immagini, ho sentito un buon amico lucano presente alla gara che mi ha parlato abbondantemente della gara. Il pareggio, pare, sia lo specchio fedele di quello che le due squadre hanno fatto vedere in campo.
Il Melfi di certo sarà contento del risultato ottenuto, ma – con tutto il rispetto per la squadra lucana – non si può certo gioire in casa azzurro-stellata, compagine che aspira a ben altro che alla salvezza.
E’ da tempo oramai che cerchiamo giustificazioni per risultati che non sono più rispondenti alle aspettative che aleggiavano intorno alla squadra nelle prime giornate di campionato. Volevamo vincere il campionato di primo acchito e le prime giornate, condite da chiare vittorie, ci hanno illusi.
Ci identificavano tutti come un’autentica corazzata, capitata quasi per sbaglio in una modesta seconda divisione, noi che avevamo nomi altisonanti da mettere in vetrina.
I pronostici erano tutti per Paganese e Perugia, addirittura in quest’ordine. Poi è venuto fuori il Catanzaro; poi si è affacciata la Vigor Lamezia. Accidenti! sotto Natale ci si accorge che i conti societari non tornano. Tira di qua, tira di là; qualcosa si spezza nel rapporto società-squadra: c’è da rivedere il programma iniziale per far rientrare il tutto in una sana amministrazione gestionale. Intanto la concorrenza aumenta e si fa minacciosa. Allora meglio puntare ai play-off. Come se fosse facile! Ecco spuntare due concorrenti che nessuno aveva calcolato: l’Aquila e il Chieti. E fossero solo loro! Arrivano nelle posizioni di avanguardia baldanzosamente, con fiero cipiglio, anche Gavorrano e Aprilia; la prima grazie ai gol a ripetizione realizzati dal centravanti Fioretti; la seconda in virtù di una invidiabile organizzazione di gioco.
Adesso, a tre giornate dal termine, come la mettiamo? I play-off per la Paganese sono lì, a portata di mano, ma il calendario non offre scampo. Ed ecco i numeri, questi benedetti numeri che non ci fanno dormire.
Tre gare ancora da disputare prima della sentenza definitiva, un solo punto di vantaggio su Gavorrano e Aprilia. Due trasferte per la Paganese ad Aversa e ad Arzano con l’intermezzo della gara casalinga con il Fano. Due gare soltanto per il Gavorrano, che sulla carta è quella che sta peggio; mercoledì in trasferta a L’Aquila e chiusura in casa con la Neapolis. Tre gare anche per l’Aprilia: domani in casa con l’Isola Liri e all’ultima di campionato sempre in casa con il Melfi, inframmezzate dalla trasferta a L’Aquila.
C’è un comune denominatore: l’Aquila, sia per il Gavorrano che per l’Aprilia. Vuoi vedere che sarà proprio l’Aquila l’arbitro del campionato?
Non lo so. So solo che per far tornare meglio i conti, per soffrire e rischiare di meno, dovremo cercare di abbinare ai due verbi che non ci fanno dormire un altro verbo: vincere.
E’ così.
Nino Ruggiero
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