Così è (anche se non vi pare)
“Fermate la giostra, voglio scendere!” Non riesco proprio più a sopportare i settimanali giri sulle “montagne russe”. Una volta giù, un’altra su. Scusate la divagazione che sa tanto di Luna Park, ma oramai non mi ci raccapezzo più. Sono frastornato, proprio come è intronato chi va su e giù nelle giostre.
Una partita pareggiata in casa con L’Aquila; un pronto riscatto a Giulianova quando nessuno se l’aspetta; una sconfitta in casa con il Gavorrano che grida ancora vendetta; una partita vinta in trasferta contro la Neapolis con gol realizzato allo scadere del tempo; poi ieri l’altro ancora un passo falso in casa – l’ennesimo – contro l’Ebolitana, una delle squadre peggio posizionate in classifica ma che, per come è maturato – lo dico a scanso di equivoci e a beneficio proprio della squadra ospite – non deve suonare affatto come uno scippo.
Se amate le giostre, se vi va di andare su e giù come capita a chi ama le “montagne russe”, se vi piace frequentare i Luna Park, allora siete nel posto giusto. In caso contrario, avete bisogno di essere vaccinati per questo tipo di altalena o quanto meno dovete assumere una di quelle pillole che di solito si prendono per il mal di mare.
Quello della Paganese è un tran tran che continua da qualche tempo. Si sale, si scende; quando credi che il momento critico sia alle spalle, ti cala tra “noce e capo di collo” una sconfitta come quella rimediata con il Gavorrano che – a distanza di oltre quindici giorni – ancora brucia.
Poi, c’è l’accenno di ripresa. Una vittoria che non ti aspetti fuori casa a Mugnano di Napoli contro la Neapolis. Vuoi vedere che forse abbiamo superato la crisi? No, abbiamo solo scherzato: la giostra continua, si va prima su e poi giù in un’altalena di posizionamento che è proprio tipica delle “montagne russe”.
Vorrei scendere da questa benedetta giostra che mi fa girare la testa, ma non posso; la passione per i colori azzurro-stellati è troppo forte per essere scaricata così tutta in una volta.
I play-off sono sempre lì, a portata di mano. Pareggia la Paganese quando meno te l’aspetti, ma pareggiano anche Chieti e Gavorrano che oramai sono le due squadre da cui bisogna guardarsi in ottica spareggi.
La partita. Sulla carta l’Ebolitana non dovrebbe rappresentare un ostacolo per le ambizioni di Fusco e compagni. Nel primo tempo la sensazione di poter fare un solo boccone degli avversari è pressoché generale. Ma nel calcio c’è bisogno di segnare. Segna Scarpa su calcio di punizione con un tiro che va a conficcarsi nel sette alla destra del portiere eburino, ma poi la squadra quasi si siede, rallenta il ritmo, si crogiola in un controproducente narcisismo e consente agli avversari di organizzarsi.
Hanno fame di punti i calciatori dell’Ebolitana e lo si nota per la grinta che mettono in ogni loro intervento. Spazza l’area come ai vecchi tempi il capitano De Pascale e poco gli importa se il pallone deve finire in tribuna; i difensori ospiti raddoppiano ed a volte triplicano il controllo di uno scatenato Scarpa che impazza sul fronte sinistro dell’attacco. Raddoppi spietati sull’elemento in possesso di palla, grinta al limite della cattiveria agonistica caratterizzano la prestazione complessiva di una squadra che ha sete di punti.
La Paganese invece, dopo la segnatura, gioca su ritmi sincopati, pensa forse di poter amministrare lo striminzito vantaggio come potrebbe farlo uno smaliziato speziale. Ma il calcio moderno non è più quello di una volta; è gioco maschio, roba da combattenti. Chi traccheggia, pur se dotato tecnicamente, se non corre come l’avversario, resta fermo al palo e va sotto, non c’è scampo.
Troppo sicura di sé e delle sue potenzialità, la Paganese viene mortificata sul piano dell’agonismo puro e della grinta. Una sola volta si fa viva in avanti la squadra avversaria e segna un gol che – per come viene incassato – non sta né in cielo né in terra, con difensori della Paganese che sembrano come imbambolati.
Un pareggio può sempre arrivare, per carità. Nel calcio può sempre succedere di tutto. E’ capitato anche in altre gare di perdere in casa punti preziosi. Parate strepitose di portieri avversari, decisioni quantomeno discutibili di arbitri forse in cattiva forma, errori sotto rete hanno spesso caratterizzato prestazioni più o meno accettabili anche se non accompagnate dal risultato pieno.
Contro l’Ebolitana – più che in altre occasioni – è scattato un inquietante campanello d’allarme per il futuro; sotto accusa soprattutto è la sufficienza con cui la gara è stata interpretata.
Adesso in città c’è molto scetticismo per il raggiungimento del programma di minimo che prevede la disputa dei play-off; e per la verità una prestazione altalenante ed anonima come quella di ieri l’altro autorizza ben poche speranze.
Il ragionamento che però bisogna fare è questo: a poche giornate dal termine, con un traguardo di minima che – volenti o nolenti – è comunque a portata di mano, ce la sentiamo di scendere dalla giostra?
Con tutti i dubbi e con tutte le riserve espresse a piene mani su un campionato altalenante, irritante, assurdo, credo che dobbiamo accantonare, in una sorta di impegno a termine, rabbia, sfiducia, delusione; tutti sentimenti che da qualche tempo continuano ad accompagnare le nostre domeniche al “Marcello Torre”.
Volevo scendere dalla giostra, ma non mollo. Spero facciano altrettanto i tanti appassionati che nella buona e nella cattiva sorte hanno accompagnato e accompagnano le gesta dei “nostri”. Nella vita mai dire mai, anche se il cuore è colmo di amarezza per risultati positivi che dovevano arrivare ma che sono arrivati solo a singhiozzi. E’ notorio che il calcio non è una scienza esatta.
Quando hai o credi di avere tutte le pedine giuste per fare un campionato di avanguardia, quando credi di avere fra le mani una “corazzata”, devi poi fare i conti con la realtà.
Perché una cosa è la teoria e un’altra è la pratica; una cosa è la lavagna, un’altra cosa il campo.
Nino Ruggiero
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