Così è (anche se non vi pare)
Il titolo di una commedia del grande Eduardo, non molto conosciuta dal grande pubblico, recita: “Ogni anno punto e a capo”. Forse è ingeneroso, tanto per essere nel tema della Paganese, riproporre in materia calcistica lo stesso titolo, specie in considerazione degli sforzi fatti dall’attuale dirigenza, ma una variazione credo sia opportuna per parafrasare lo stesso titolo e per fotografare meglio l’attuale situazione della squadra che ci sta tanto a cuore. Ecco, direi: “Ogni domenica punto e a capo”.
“Sarà la partita del riscatto e della verità” – ci diciamo speranzosi da un paio di mesi a questa parte alla vigilia di ogni trasferta. L’abbiamo sperato a Celano; ed è andato nel modo indecente che tutti sapete. Lo abbiamo pensato e detto in occasione della trasferta di Isola Liri; è andata un pochino meglio per il gioco espresso, ma poi è arrivato uno striminzito pareggio. Lo abbiamo ridetto e ripensato alla vigilia della trasferta di Vibo Valentia; ancora un misero pareggio, pur con qualche recriminazione.
“I casi sono due”, e cito il titolo di un’altra opera di De Filippo, questa volta di Peppino: o la tanto ricercata verità tarda a venire, oppure è lì davanti ai nostri occhi ma non la vogliamo accettare.
Spero ardentemente che si tratti solo di un periodo buio e che la squadra possa riprendere il cammino verso le posizioni nobili della classifica così come nelle intenzioni di chi l’ha prima ideata e poi costruita. Al momento però resta il fatto – incontestabile – che mentre le concorrenti dirette al salto di categoria corrono, la Paganese cammina.
I numeri, che sono certezze matematiche, parlano chiaro, sicuramente più delle parole e delle elucubrazioni tecniche-tattiche. Trascuro volutamente da ogni calcolo il Perugia che veleggia solitario in vetta alla classifica e che appare pressoché irraggiungibile, almeno per la Paganese attuale. Ma spulciando i risultati del girone di ritorno viene fuori che la Paganese ha conquistato soltanto sei punti in cinque gare; il Catanzaro ne ha conquistato dodici con una partita in meno, il Lamezia dieci con una partita in meno, L’Aquila otto con una partita in meno. Un ruolino di marcia, quello azzurro-stellato, che promette poco, soprattutto in considerazione del fatto che le cosiddette concorrenti dirette sembrano aver calzato da tempo gli stivali delle sette leghe.
Allora, come la mettiamo? ci scoraggiamo? disarmiamo? ma nemmeno per idea!
Dobbiamo solo calarci nella realtà del momento e ragionare. Io non credo e non ho mai creduto che la società, nella fase di costruzione della squadra, avesse puntato decisamente a una promozione diretta. Credo piuttosto che, in un’unità di intenti con Grassadonia e con D’Eboli, si sia puntato sin dall’inizio alla disputa dei play-off. Poi, si sa, l’appetito vien mangiando e quando la squadra, inanellando una serie di risultati positivi, si era sistemata sola soletta al primo posto, più d’uno ha pensato che in fondo era assai meglio andare direttamente in serie superiore piuttosto che passare per la lotteria dei play-off. E grazie tante, ti credo …!
Ma un po’ tutti avevamo fatto i conti senza l’oste. Ci eravamo scordati delle avversarie, delle loro ambizioni di primato e dei rinforzi che man mano le hanno potenziate.
Adesso però, una volta tornati con i piedi per terra, pensiamo al traguardo iniziale: ai play-off. Il che non significa abdicare per iscritto al raggiungimento della seconda posizione utile per la promozione diretta. Ma bisogna essere realisti e non fare voli pindarici, pensando soprattutto al concreto.
Domenica la squadra ha acciuffato per i capelli un pareggio che muove la classifica ma che ancora una volta lascia l’amaro in bocca a chi pensava alla partita della verità. Questa benedetta verità ci sta perseguitando e torturando: ma la squadra è questa, inutile girarci attorno. Per giunta nel giorno in cui viene recuperato Scarpa, l’elemento di maggiore caratura peraltro voglioso di imporsi e di confermarsi leader indiscusso, a pochi minuti dalla fine arriva una mazzata fra “noce e capo di collo” con due espulsioni, proprio dello stesso Scarpa e di Fava, quest’ultimo investito della fascia di capitano.
No, non ci siamo! Così non si va da nessuna parte! L’arbitro può sbagliare, e sbaglia: vedi occasione del gol annullato proprio a Scarpa per un inesistente fuorigioco; ma è del tutto inutile e controproducente sbraitare e protestare. E’ grave, poi, che siano proprio due degli elementi più rappresentativi e carismatici a vestire i panni della protesta; protesta che causerà due pesantissime assenze in una delle gare più delicate della stagione.
Per intanto Palumbo, che è da apprezzare due volte, sia perché aziendalista, sia perché dall’alto della sua professionalità pensa solo a fare l’allenatore, è costretto dagli eventi a inventarsi un nuovo centrocampo dopo la partenza di Acoglanis. E Nigro, da quello che hanno riferito le cronache calabresi, anche nel delicato ruolo di centrocampista centrale a fianco di Tricarico, pare sia elemento buono per tutte le stagioni.
Però qualcosa, prima di chiudere, lo devo dire sul prosieguo del campionato.
Se diamo per certo che la società aveva messo in preventivo di arrivare ai play-off, credo che sia anche il caso di non correre rischi di alcun genere giacché mi pare di capire che anche altre compagini, oltre al Gavorrano, cominciano a fare un pensierino alla zona spareggi.
Quindi – anche se la cosa richiederà un ulteriore esborso di carattere economico – è bene non tralasciare la possibilità di arrivare a qualche rinforzo di spessore che serve come il pane nella zona nevralgica del gioco. Ed è bene anche che cominciamo a capire due cose. La prima: necessità di conservare almeno l’attuale posizione di classifica fino al termine del campionato. La seconda: che arrivare ai play-off tanto per arrivarci non serve a niente.
Spero di essere stato chiaro.
Nino Ruggiero
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