Così è (anche se non vi pare)
Le squadre importanti sono quelle che hanno personalità; quelle che sono coscienti dell’andamento delle gare; quelle che sanno capire quando è il momento di accontentarsi di un risultato di parità; quelle – in definitiva – che sono camaleontiche, in grado cioè di trasformarsi da così a così, in ogni momento della gara.
Ecco la Paganese di quest’anno. Ecco una squadra sicura di sé, spavalda al punto giusto, equilibrata, tosta, costruita con raziocinio e oculatezza in tutti i reparti; spietata in zona gol, micidiale nelle ripartenze, organizzata e geometrica nella zona centrale del campo, granitica in difesa.
A Lamezia si è capito di che pasta è fatta la squadra. Guardate, i valori tecnici nel calcio sono importantissimi, non si discute. Spesso le gare si risolvono, specie quando si incontrano compagini modeste, proprio in virtù della prodezza del singolo; basta un niente, una disattenzione, un rilancio tardivo, un appoggio sbagliato perché chi ha talento imponga i diritti di chi è impregnato di classe superiore. Ma solo la qualità non basta. Quando, ad esempio, si incontrano squadre toste e navigate in questo tipo di campionato, come appunto la Vigor Lamezia, allora bisogna ricorrere anche al mestiere; bisogna sapersi calare nel clima agonistico di questo tipo di gare dove spesso è anche l’ambiente che concorre a infuocare una partita di calcio. Aver superato indenni un ostacolo duro e impegnativo come quello di Lamezia induce ad avere maggiore fiducia nel futuro.
Intanto la classifica comincia a dare i primi responsi. C’è una cerchia di squadre che ben si propongono per il salto della categoria. Non c’è solo il Perugia a puntare in alto; ci sono la stessa Vigor Lamezia, il Giulianova, il Catanzaro, la sorprendente Arzanese, l’Aquila, il Gavorrano, anche il Campobasso. Tutte squadre che hanno ambizioni di promozione, anche se si nascondono abilmente indicando Perugia e Paganese come le più serie candidate al salto della categoria.
Di queste squadre, che chiamerei di fascia alta, la Paganese ha incontrato finora solo Perugia e Vigor Lamezia. Il bilancio è oltremodo positivo per quello che riguarda le sensazioni di comportamento. Forse un po’ meno per quello che riguarda i risultati; ma è chiaro che, specie per la partita di Perugia, ci sarebbe ancora tanto da recriminare.
Ritornando alla partita di domenica, come di consueto, non avendo visto la gara, faccio solo delle considerazioni di massima. La prima è che la Paganese ha ottenuto il risultato che voleva.
L’esame Lamezia è stato superato a pieni voti. Non pensiate che la squadra abbia perduto due punti, sareste fuori strada. Un punto su un terreno come quello calabrese vale oro, anche in considerazione del fatto che Fusco e compagni hanno dovuto disputare gran parte del secondo tempo in dieci uomini per l’espulsione di Petrocco.
Nel calcio bisogna sempre essere abili a leggere le gare in corso d’opera; quando non si può vincere, dopo averle tentate tutte senza sbilanciarsi oltre il dovuto, è preferibile accontentarsi di un pareggio. Cosa che la squadra a Lamezia ha fatto saggiamente, con un occhio specifico alla classifica.
Il primato inorgoglisce sempre e dà tanta carica. Di converso, però, tutte le squadre che incontrano la capolista sono decise e determinate a metterle lo sgambetto, o quanto meno a tentarlo. Per questo la Paganese dovrà chiarire subito e imperiosamente il suo ruolo con il piglio di chi sa il fatto suo e non si fa condizionare da niente e da nessuno.
Le premesse, specie dopo la gagliarda prova di domenica scorsa, ci sono proprio tutte.
Intanto, finalmente senza turno infrasettimanale, è in arrivo l’Aprilia, una squadra da prendere con le molle.
Rientrerà Orlando e rientrerà anche Grassadonia in panchina. Due rientri sicuramente corroboranti per la squadra che potrà contare sul fiuto del gol del suo promettente centravanti e dei consigli in panchina del suo giovane e bravo allenatore.
Per finire, mi auguro solo di vedere al “Marcello Torre” la folla di una volta, magari arricchita da una fresca nidiata di ragazzi delle scuole che rappresentano in prospettiva la tifoseria del domani.
C’è qualcuno in società in grado di interpretare logisticamente quella che deve essere considerata una mossa popolare e propagandistica?
Mi auguro di sì.
Nino Ruggiero
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