Cosimo D’Eboli, alias Cocchino. Come è possibile non parlare di lui?
In uno dei momenti più bui della Paganese calcio, con lo spettro inquietante di un incerto destino dietro l’angolo, quando un po’ tutti temevamo per le sorti future di società e squadra, compare lui, Cocchino. Il momento è difficile. In giro, negli ambienti sportivi, c’è inquietudine, scoramento, smarrimento, apprensione, trepidazione per un futuro calcistico tutto da definire. La forzata assenza di Raffaele Trapani fa presagire momenti di grande vuoto e di infinita crisi.
“Faccio tutto io” – sembra dire Cocchino, presentandosi sul proscenio con quel suo faccione rassicurante, volto bonario che ispira tanta simpatia, tono di chi conosce tutto e tutti e sa come uscire fuori da una situazione delicata. I soci della Paganese calcio lo hanno chiamato e lui è arrivato di corsa, senza farselo dire due volte. Eccolo all’opera sul ponte di comando; prima “blocca” sulla parola calciatori importanti, poi li ingaggia. E’ un vulcano in piena, Cocchino, rassicura tutti sul futuro di società e squadra; non si ferma mai. “Faremo tutto quello che si deve fare – dice – forse anche di più dopo aver subìto le irregolarità dello scorso campionato.”
Grande personaggio, Cocchino; grande comunicatore, grande organizzatore, grande uomo. Non so quanti – al posto suo – avrebbero accettato d’acchito di prendere tra le mani una patata tanto bollente, con una passione ed una disinvoltura disarmante. Lui, uomo delle situazioni difficili, uomo tutto di un pezzo, non si è disunito un solo istante; non si è minimamente guardato intorno, ha puntato diritto al sodo, ai fatti. “Adesso più che mai a Pagani hanno bisogno di me – deve aver pensato – ed io sono qui, pronto a dare tutto me stesso. Me la vedo io, altro che storie!”. Niente calcoli, forse niente programmi, forse nemmeno niente contratto; solo istinto, competenza ed attestato di fedeltà e di amore verso una società ed una città che da tempo – fra altalenanti ed umorali stati d’animo – lo hanno comunque elevato a personaggio.
Cocchino d’Eboli d’altronde è personaggio autentico. Aria da bohemien, scanzonato, capelli lunghi arricciati al vento, parola forbita, viso bonaccione e rassicurante, ha già dimenticato tutte le incomprensioni che lo scorso anno lo avevano allontanato dalla sua Paganese. In mancanza di risultati, si cercano sempre i colpevoli. Uno di questi – fra i tanti – era stato individuato nella sua persona.
E’ nativo di Eboli, Cocchino, ma ha l’anima del vero paganese: generoso, altruista, verace, sanguigno, pugnace. Per chi lo conosce, o sta imparando a conoscerlo, è come se fosse nato in uno dei vicoli storici della Pagani di una volta: a via Lamia, al Pendino, a San Francesco, a Barbazzano, a Casa Marrazzo, a Casa Campitiello, o in quel ginepraio di abitazioni che s’inerpicano lungo Casa Scatozzi verso la Torretta, proprio di fronte alla Chiesa dell’Addolorata.
Qua la mano, Cocchino, sei proprio uno di noi!
Nino Ruggiero
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