Così è (anche se non vi pare)
I tre punti dalla gara interna con la Cremonese sono puntualmente arrivati e con essi la convinzione che il capitolo retrocessione diretta può essere scritto diversamente da come si pensava – e si temeva – appena due mesi addietro.
Recuperare la bellezza di nove punti sul Monza, considerato concorrente diretto, non è stata un’impresa da poco. Così come non è stata impresa da poco recuperare ancora tanti punti sul Sudtirol che, nelle tredici giornate di ritorno disputate fino a questo momento, a differenza della Paganese capace di incamerare diciotto punti, ne ha conquistato solo sei.
Adesso, con tre punti di vantaggio sull’ultima in classifica e con il Sudtirol oramai a un tiro di schioppo, si può guardare con più fiducia e convinzione al prossimo futuro.
Niente di deciso, per carità, per quello che riguarda la disputa dei play-out, ma – se permettete – è meglio avere sull’ultima in classifica tre punti di vantaggio che uno solo. O no?
A fine gara in tribuna ho raccolto un simpatico siparietto tra due arguti spettatori visibilmente soddisfatti per il risultato ottenuto dalla loro squadra. “Avessimo avuto questa squadra dall’inizio – diceva il primo – invece di rifondarla completamente a gennaio, non saremmo stati in questa deficitaria posizione di classifica. Avremmo di sicuro potuto guardare anche ai play-off…”
E l’altro, più critico, alla luce di una esibizione non entusiasmante, però ugualmente soddisfatto per il risultato ottenuto, di rimando: “Sono d’accordo. Hai ragione. Dovevamo avere questa squadra dall’inizio. Poi a gennaio, su questa formazione e non su quella iniziale – invece di stravolgere tutto come è capitato – avremmo dovuto effettuare un paio di correzioni. Stati sicuri che in questo caso veramente avremmo avuto una squadra da play-off”.
Questo è il calcio, una palestra di idee, di incontri, di socializzazione. Sugli spalti siamo tutti allenatori, tutti competenti, tutti bravi a parlare di tattiche, di calciatori che non sono in forma. Di tanto in tanto, però, dai pareri più variegati, viene fuori uno spunto da sviluppare e da approfondire. Perché c’è tanta verità nella considerazione di chi avrebbe voluto siffatta Paganese dall’inizio, suscettibile poi di qualche cambiamento migliorativo a gennaio.
Sì, è vero, questa – nei confronti di quella di inizio campionato – è un’altra squadra. Tanto di cappello a chi aveva iniziato il campionato facendo galoppare la fantasia del tifo paganese; nessuno vuole disconoscere gli indubbi meriti della squadra messa su da Palumbo. Ma questa è proprio un’altra squadra non solo perché i suoi componenti sono diversi, quanto per il fatto di aver dimostrato in più di un’occasione di avere sostanza, personalità, carattere, carisma. E’ squadra nel senso più etimologico della parola; tutti al servizio di tutti. Ogni movimento in campo è studiato; tutto ha una logica, anche quando sembra che l’avversaria di turno debba prevalere territorialmente in virtù di valori tecnici di primordine.
Essa rispecchia in pieno la personalità del suo vulcanico allenatore; è audace quando serve, irriverente quando meno te l’aspetti, senza soggezione alcuna nei confronti di formazioni blasonate e dai nomi altisonanti; ma non abbandona mai, nemmeno per un momento, i crismi della fase difensiva, anche quando deve essere forzatamente propositiva, perché ha capito che sulla solidità dell’apparato difensivo può fondare le sue certezze.
Avete visto com’era composto l’attacco della Cremonese? Aveva in campo Coda e Joelson, quest’ultimo accreditato di oltre 100 presenze fra serie A e serie B. E avete visto chi aveva in panchina? Aveva gente come Colacone e Gasparetto, abituati a ben altri palcoscenici, che assieme hanno maturato più di cinquecento presenze sui campi di A e di B, atleti dal prestigioso passato caratterizzati peraltro dall’innato senso del gol. Ebbene Fusco e compagni hanno affrontati i quattro attaccanti, due per tempo, con fiero cipiglio quasi a dire: “E’ inutile che vi agitate; di qui non si passa!”
Bravissimo Fusco. Dal suo arrivo, dopo qualche inevitabile incertezza dovuta principalmente alla lunga inattività, è diventato il pilastro e l’anima dell’intera difesa. Comanda da maestro l’intero reparto, forte anche della ritrovata fiducia di Ginestra, un portiere che è di sicura garanzia anche per il futuro.
La diga Maginot disposta da Capuano ha incastonato al punto giusto i vari Urbano, Ingrosso e Radi, tutti elementi di sicuro affidamento e fedeli interpreti di ferree consegne quando si deve salvaguardare un risultato.
Certo, il problema difensivo è stato risolto e sono i numeri che parlano, non le opinioni.
Qualche preoccupazione può e deve venire solo dalla cintola in su perché da un po’ di tempo a questa parte la manovra offensiva – una volta che la squadra ha il possesso di palla – presenta sintomi farraginosi. Qualcosa si è inceppato nel meccanismo di centrocampo, forse anche a causa di qualche problema fisico che assilla Gatti. Il calciatore si fa sempre sentire per personalità e posizione in campo, ma è meno lucido e preciso di qualche tempo fa quando dall’alto della sua indubbia personalità, riusciva a far ragionare la squadra e a impostare buone manovre in profondità. A poche giornate dalla fine, a questo punto, dobbiamo solo augurarci che il calciatore possa riprendere per mano la squadra quando si tratta di dare il la alle azioni offensive.
La partita con la Cremonese non è stata bella e nessuno pretendeva che lo fosse. Ci dobbiamo salvare e non possiamo andare troppo per il sottile. Ve li ricordate i complimenti di circostanza che ci hanno accompagnato per tutto il girone di andata? “Avete una bella squadra – dicevano, ammiccando, dopo le tante sconfitte rimediate sui campi di mezza Italia – ci avete messo in difficoltà. Di sicuro non meritate l’ultima posizione in classifica perché ci sono squadre ben peggiori della vostra…”
E’ stato un disgustoso refrain che abbiamo dovuto giocoforza sorbire per settimane. Ora che vinciamo, più di un elemento di squadre avversarie si lamenta del fatto che giochiamo un calcio sparagnino e utilitaristico; poi c’è anche qualcuno, dei nostri, che lamenta di vedere poco gioco e poco spettacolo.
Allora, amici belli, e parlo ai veri tifosi, dobbiamo scegliere, considerato che a questo punto del campionato è difficile poter coniugare risultati e bel gioco. Volete vincere e salvarvi, o volete il bel gioco e andare in seconda divisione?
Troppo importante la partita con la Cremonese per poter pensare allo spettacolo. Fondamentali erano i tre punti da aggiungere a quelli conquistati appena sette giorni addietro contro il Lumezzane. Sei punti in due partite non è bottino da poco, specie se parliamo di una squadra che appena due mesi fa in molti avevano dato per spacciata.
Sugli scudi ancora una volta Vicedomini, non tanto per il gol messo a segno su rigore, con una rabbia inconsueta per uno che solitamente è molto razionale, quanto per il modo gladiatorio con cui ha affrontato la gara in ogni momento della stessa. Il capitano ha corso per tre, ha fatto tracimare sudore da tutti i pori senza mai fermarsi: una volta a protezione della difesa, una volta a centrocampo per contrastare la superiorità numerica degli avversari in quel settore, un’altra volta, infine, anche in avanti per dare la carica quando la squadra dava preoccupanti segnali di instabilità.
Sul dischetto del rigore, poi, è stato implacabile. Prima si è conquistato il penalty con una irresistibile azione in piena area, fermata con fallo plateale ed inconfutabile, e poi, dagli undici metri, ha piazzato una bordata di destro che si è conficcata all’incrocio dei pali alla destra del portiere avversario a una velocità supersonica.
A Como – nel prossimo turno anticipato al sabato – non sarà una partita facile.
Ma nessuna partita sarà facile da qui alla fine del campionato.
Così come, comunque, non sarà facile arrivare ai play-out.
Buona Pasqua a tutti.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 20 aprile 2011)
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