Ritroviamoci il venerdì
La partita con il Monza non sarà una gara come le altre. Adesso che siamo alla vigilia della gara, ci sforziamo di pensare che non dobbiamo ritenerla decisiva perché in fondo, dopo la sua disputa, mancheranno ancora sei partite alla fine. Ma volete che sia lo stesso se riusciremo a saltare indenni il fosso o se invece, malauguratamente, dovesse andare come tutti noi nemmeno vogliamo pensarlo?
Certo, non è stata un’impresa da poco recuperare la bellezza di sette punti ai brianzoli nell’arco di due mesi. Avevamo sei punti di distacco ed anche il più ottimista – se si eccettuano forse Trapani, Capuano e Raiola – non avrebbe scommesso un euro sulle possibilità di aggancio alla penultima, dopo aver arrancato malamente in fondo alla classifica per buona parte del torneo. Ora, nonostante il pareggio interno di domenica scorsa con il Sorrento, arrivato assieme alla coincidente sconfitta del Monza, dopo tanto tempo, siamo riusciti ad avere un punto in più in classifica dei nostri diretti avversari nella lotta per non retrocedere di primo acchito.
Domenica scorsa, per la verità, in tanti avevamo sperato nel risultato pieno. Alla fine ci siamo dovuti accontentare di un solo punto. Le attenuanti per il mancato risultato pieno sono diverse.
Bisogna considerare che il Sorrento non è squadra che si trova lì, al secondo posto in classifica, per caso. E’ una squadra costruita senza risparmio alcuno. Presenta un centrocampo duttile con la regìa di Nicodemo, il dinamismo del giovane Armellino e la classe di Togni. In più usufruisce dell’apporto, a turno, di Vanin e De Giosa. In avanti ha Paulinho che in questa categoria è sembrato – ed è – sprecato, tanto sprizza classe e potenza realizzativa da tutti i pori; sulle fasce due esterni d’attacco come Corsetti e Carlini che si propongono come due frecce impazzite. Scusate se è poco: mancavano pure Bonvissuto e Pignalosa, acciaccati.
Alla forza indiscutibile del Sorrento aggiungerei anche le avverse condizioni atmosferiche che hanno flagellato il “Marcello Torre” fin dai primi minuti di gioco e che ha penalizzato soprattutto la nostra squadra costretta a fare la partita perché alla ricerca del risultato pieno.
Contro una corazzata, che solo in difesa ha mostrato qualche piccola incertezza, la Paganese ha giocato una gara generosa, ma nulla più. Molta volontà, ma molta confusione soprattutto sulle due fasce laterali, là dove si pensava di poter sfondare. Purtroppo, a parte il fatto imprescindibile che comunque si deve sempre tenere conto del valore dell’avversario in ogni tipo di valutazione, va detto che proprio sulle fasce da un po’ di tempo a questa parte non riusciamo più a incidere.
Il guaio è che da quando abbiamo rinforzato gli ormeggi difensivi, ed era una cosa cui aspiravamo un po’ tutti dopo tante dure sconfitte, c’è qualcosa che si inceppa nel meccanismo della manovra di attacco che dovrebbe avere imprevedibilità soprattutto sulle fasce laterali. Purtroppo se da un lato la squadra è diventata più granitica in difesa, dall’altro stenta a proporsi efficacemente in avanti. E’ storia vecchia quanto è vecchio il gioco del calcio: se prendi meno gol, hai pure meno possibilità di metterne a segno, perché l’apporto di alcuni atleti nella fase di attacco viene meno.
Parliamoci chiaro: i calciatori o sono dietro a difendere l’inviolabilità della porta di Ginestra, o sono avanti. Hai voglia di inventare moduli: le gambe sono quelle. Difficile che un atleta, sia pure generoso, possa conservare la stessa potenza o intensità atletica per tutti i novanta e più minuti. Prendete Imparato: era stato poderoso e prepotente con le sue improvvise volate in avanti lungo la fascia destra nella gara con la Salernitana e con la Spal. Aveva fatto galoppare la fantasia dei tifosi che vedevano in lui la carta vincente di una nuova Paganese. Domenica ha dovuto limitare i suoi generosi slanci offensivi per una questione tattica. Doveva tenere d’occhio una volta Corsetti, sempre appostato sulla sinistra del suo attacco, una volta Carlini, sull’altro fronte dell’attacco. E non sempre, quando devi svolgere in continuità stretti compiti difensivi, ti puoi permettere di andare avanti e indietro lungo la linea del campo per cento metri con la stessa lucidità di quando parti a sorpresa, senza avere avversari da controllare.
Chi soffre parecchio per la mancata spinta sulle due fasce d’attacco è Ferraro. Il centravanti spesso e volentieri negli ultimi tempi deve andare a conquistare palloni fino a centrocampo e lo fa con grande abnegazione, carattere e personalità. Ma deve essere maggiormente accompagnato nella manovra di offesa quando la squadra è in possesso di palla. Mi auguro solo che domenica Capuano possa schierare la migliore formazione del momento e che possa recuperare pienamente Gatti a centrocampo. La squadra ha bisogno di inventiva per non essere piatta e scontata: le giocate dell’ex perugino, accompagnate sempre da un gioco oscuro ma di autorevole e costante presenza, sono come squarci di luce in un cielo coperto e nebuloso.
A Monza, mai come stavolta, sarà necessario non perdere.
Potrebbe bastare anche un pareggio, ma guai a pensare di poter mantenere ad oltranza un risultato ad occhiali.
Non so se mi sono spiegato.
Nino Ruggiero
(Trasmissione “Azzurrissima” di Telenuova, venerdì 25 marzo 2011)
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