Così è (anche se non vi pare)
Se il calcio è influenzato anche da fattori psicologici – e lo è – possiamo finalmente tirare un grosso sospiro di sollievo. Il primo punto conquistato in trasferta, la cui mancanza portava grossi crucci, oltre a castigare una precaria classifica, ha ridato finalmente fiducia ad un ambiente avvilito per l’assoluta mancanza di risultati positivi in trasferta. Il punto preso ha grandi significati di ordine mentale, oltre a risultare prezioso per la classifica. Ha anche detto che la squadra è viva e vegeta ed è pronta per affrontare con spirito guerriero le restanti fare di campionato.
Stavolta non sono arrivati i soliti compiacenti – e perché no? – interessati complimenti di fine gara. Nessuno ha detto che la Paganese ha una buona inquadratura, nessuno ha detto che in fondo la squadra non merita la brutta posizione che occupa in classifica. Ma di questo, credo, nessuno nel clan azzurro-stellato si è curato e preoccupato. Di complimenti avevamo le cosiddette “scatole” piene; meglio avere i punti che i complimenti. I punti fanno classifica, i complimenti servono a consolare i gonzi; e noi gonzi non lo siamo.
La partita non è stata bella, ma nessuno pretendeva che lo fosse. L’obiettivo principale era fare punti. Ne è arrivato uno, il primo conquistato in trasferta, e per il momento ci possiamo pure accontentare perché – come già detto all’inizio – è servito a sfatare un preoccupante tabù.
La Paganese ha giocato la classica partita da trasferta dei tempi passati, quando si pensava prima a non prenderle. Ha controllato la gara fin dal primo minuto su un campo infame per l’abbondante pioggia che lo aveva reso quasi impraticabile. Ha rinforzato gli ormeggi difensivi con Gatti e Vicedomini a ridosso del trio centrale di difesa, con Santarelli ed Imparato a presidio delle corsie laterali.
Dopo la prevedibile sfuriata iniziale dei padroni di casa, qualcosa si è mosso anche in fase di costruzione del gioco. Gatti ha cominciato a prendere il comando delle operazioni e con lunghe e millimetriche aperture sulla fasce, soprattutto di sinistra, ha cercato di mettere in moto l’estro di Lepore. L’ex varesotto però non era in giornata di grazia e – diversamente dal solito – per quanto attivo, non è riuscito ad incidere più di tanto nella manovra offensiva, apparendo in chiare difficoltà su un campo che non gli permetteva giocate di fino.
Ferraro ha cominciato a svariare su tutto il fronte d’attacco; ha conquistato, sgomitando, palloni su palloni quando la partita si è spostata sul piano del puro agonismo. E’ stato un leone, di testa ha vinto duelli su duelli, spizzicando palloni per compagni che lo hanno poco accompagnato. Quando la partita è diventata più dura, quando la stessa si è incanalata sul piano dell’agonismo puro, non si è mai tirato indietro, come si conviene ad un attaccante di razza, aduso a tutte le battaglie.
La spinta in avanti però è stata minimale, forse anche per non concedere spazi agli avversari più bravi nelle ripartenze che a costruire il gioco. Tortori, nella prima parte della gara, si è visto pochissimo; è poi venuto fuori prepotentemente nella ripresa giocando da par suo e dando filo da torcere alla difesa avversaria. La spinta sulle fasce, soprattutto la sinistra, solitamente ben presidiata da Imparato, non è stata quelle delle altre occasioni. Il calciatore, nella prima parte della gara, probabilmente anche in ossequio ad un disegno tattico ben preciso, ha preferito controllare la sua zona in fase difensiva e solo in qualche occasione si è affacciato prepotentemente in avanti.
L’apparato difensivo predisposto da Capuano ha funzionato bene. Ho visto Capuano agitarsi e dare disposizioni dalla tribuna. Strano per un allenatore vedere la partita dalla tribuna. Dall’alto, a differenza di quando sei in panchina, la partita la vedi e la vivi in modo diverso. Hai un campo visivo diverso, hai prospettiva d’assieme che non puoi avere dalla panchina. Vedi, probabilmente, la partita come la vedono gli spettatori; noti quelle discrasie tattiche che da terra, dalla panchina non riesci a discernere perché vedi tutto frontalmente senza prospettiva. Vederla ma non viverla, certo; la panchina è sempre la panchina. Chissà però se da quella insolita posizione, dall’alto, Capuano avrà rilevato meglio pregi e difetti della squadra, facendone tesoro.
Ma torniamo alla gara. Ginestra è apparso reattivo come sta capitando da un po’ di tempo a questa parte. Ottime ed apprezzate alcune sue chiusure in uscita al limite della propria area, anche di testa, quando ha recitato la parte del libero aggiunto, denotando ed infondendo grande sicurezza. Da manuale, inoltre, la sua parata salva-partita allo scadere della gara quando ha smanacciato un insidioso destro ad incrociare sbucato fuori tra una selva di gambe. In altri tempi – quando le cose giravano solo in un verso – quel tiro probabilmente sarebbe finito in fondo al sacco; segno, dunque, non solo che abbiamo fra i pali un portiere sulle cui qualità nessuno mai poteva avere dubbi, ma anche della mutata direzione del vento del destino.
Già, destino. Fino a poco tempo fa tutto andava in un solo verso. Tiravi in porta e gli avversari si salvavano per il rotto della cuffia; pali, parate miracolose. Ti difendevi ed alla prima disattenzione, paffete! il pallone ti gonfiava la rete.
Così va la vita. Alti e bassi. La ruota della fortuna gira, come gira il mondo. Oggi su, domani giù e viceversa. Adesso la fase negativa, per fortuna, sembra superata. La squadra ha cominciato a rendere per quello che è il suo valore e pare aver metabolizzato il modulo tattico proposto da Capuano. Il lavoro svolto paga e l’impressione generale è che ci siano ancora margini di miglioramento.
Importante sarà recuperare l’intera rosa a disposizione. Le varianti tattiche in corso d’opera sono mosse che un allenatore deve avere a disposizione. Quante più pedine di valore sono disponibili, tanto più sarà possibile variare l’assetto tattico della squadra in corso d’opera. Indispensabile in proposito appare il pieno recupero di Triarico, atleta che nella prima fase di campionato ha costituito il valore aggiunto della squadra; il giovanotto è uno dei pochi che riesce a saltare l’uomo, una volta in possesso di palla, e sa proporre invitanti cross al centro per Ferraro e Tortori. Di lui la squadra in questo convulso finale di campionato non potrà fare a meno, sempre – ovviamente – che sia in perfetta forma fisica.
E, tanto per essere chiari fino in fondo, è bene dire che in questa fase delicata del campionato ci sarà bisogno di fare qualche colpo importante in tema di risultati. In determinate partite il pareggio potrebbe non bastare, perché – parliamoci chiaro – un conto è amministrare una certa posizione di classifica, e, purtroppo non è il nostro caso, ed un altro è rincorrere, come appunto siamo costretti a fare.
Intanto c’è il Sorrento di Gianni Simonelli alle porte. Tutto il rispetto possibile per i costieri, ma al “Marcello Torre” non è più consentito sbagliare partita. La classifica reclama: ci vogliono i tre punti.
Sorrento o non Sorrento.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 16 marzo 2011)
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