Così è (anche se non vi pare)
Che sconquasso, ragazzi! Così, mi dispiace dirlo, sarà molto difficile arrivare alla meta. Ringraziamo doverosamente, per intanto, il Gubbio che non ci ha traditi e ha vinto in extremis a Monza. In caso contrario sarebbe stata la fine dei nostri sogni. Siamo come quelli che sono sospesi. Non riusciamo a esprimere compiutamente la nostra identità; abbozziamo, sembriamo pronti ad uscire dal tunnel, ma irrimediabilmente, appena si presenta davanti una trasferta, cadiamo.
Quella con il Ravenna era una partita da non perdere; tutto il rispetto possibile per il valore della squadra avversaria, che ci sta tutto (basti pensare ai nomi degli atleti che la compongono), ma dopo la vittoria casalinga scaccia-crisi conquistata con la Spal, un po’ tutti pensavamo che il periodo delle vacche magre in trasferta potesse essere considerato concluso.
E invece siamo ancora a quota zero per i punti in trasferta e continuiamo a toppare talmente nelle gare esterne da mettere in serio imbarazzo anche i poco informati opinionisti di Li.ra. tv. Questi ultimi, nel pomeriggio di domenica scorsa, bontà loro, commentando l’ulteriore sconfitta maturata, ci accreditavano di “appena un paio di punti” conquistati in trasferta. Un paio di punti in trasferta, e chi li ha visti mai in questo campionato?
Purtroppo si persiste nel non fare punti fuori casa; c’è qualcosa di diabolico che ci accompagna nelle gare esterne. Per carità, nulla da eccepire o rimproverare alla squadra sotto il profilo dell’impegno ma – gira e rigira – il risultato è sempre lo stesso.
Devo dire, ad onor del vero, che ho visto una squadra meno lucida rispetto a quella delle ultime esibizioni; meno lucida e forse più arruffona, specie nel secondo tempo. Si è giocato poco sulle fasce laterali, quelle fasce che sembravano poter costituire l’arma vincente della squadra. Imparato ha provato in qualche occasione a dare la carica ma non ha ripetuto le brillanti prove delle gare interne, sia quando ha giocato a sinistra, sia quando è stato spostato a destra. Pochissimi i suoi inserimenti in avanti, peraltro quasi sempre bloccati sul nascere dall’attenta difesa avversaria. Eppure le sue ultime esibizioni interne avevano autorizzato a sperare di poter usufruire di un’arma in più in tema di proposizione del gioco offensivo. E’ bene ricordare però che il gioco sulle fasce è particolarmente dispendioso e si deve essere al top della condizione per potersi esprimere al meglio. Forse – e senza forse – avevamo un po’ tutti caricato l’ex catanese di soverchie responsabilità; cosa che capita agli elementi di maggiore caratura e affidabilità, da cui si pretende sempre il massimo in tema di rendimento.
La squadra nel complesso non è dispiaciuta, ma è stata poco lucida nelle azioni che avrebbero potuto finalmente portare a un risultato positivo in trasferta. Troppa improvvisazione dalla tre quarti in avanti con Lepore e Tortori, bravi nel controllo della palla ma mai coordinati nei movimenti di interscambi; mai un passaggio preciso, illuminante. Solo grande frenesia e – purtroppo – confusione. Sono mancati inoltre i servizi per Ferraro, sempre vivo al centro dell’attacco, e soprattutto sono mancati i cross dal fondo che di solito servono a innescare un attaccante vero, identificato come capolinea del gol.
Il gioco si è sempre sviluppato in maniera macchinosa anche perché il Ravenna chiudeva bene gli spazi al centro, e dalle fasce laterali la Paganese non riusciva a rendersi pericolosa per la mancanza di percussioni che potessero aggirare il dispositivo difensivo dei padroni di casa.
Ha giocato una gara intensa, sotto il profilo agonistico, il solito indomabile Vicedomini; molto movimento, molti palloni recuperati, ma anche poca lucidità quando si è trattato di impostare il gioco.
Qui apro una breve parentesi di ordine tecnico. In certe occasioni si ha l’impressione che la squadra, spinta dalla voglia di arrivare al risultato, lasci da parte il più elementare principio del gioco del calcio: la linearità. E non va bene. Ognuno in una squadra deve dare qualcosa all’economia del gioco; c’è chi difende, c’è chi recupera palloni, c’è magari chi corre per due, ma c’è anche chi è deputato ad organizzare il gioco. Oggi per questo c’è Gatti: sa organizzare il gioco, ha personalità calcistica e ha buoni piedi anche per lanci illuminanti. Bisognerebbe però coinvolgerlo di più quando si va a proporre trame offensive, invece di bypassarlo, anche a costo di rallentare il gioco. Abbiamo penato tanto in assenza di un regista degno di tal nome e non credo sia adesso il caso di farne a meno, specie quando la squadra deve ragionare. E’ inutile andare all’assalto di una difesa ben disposta e organizzata senza cognizione di causa.
Infine, una chiosa sull’assurdo gol incassato domenica. Un errore di posizionamento della difesa e “zac”: appena ti muovi, ti fulmino! Gol assurdo, per il nostro interessato punto di vista, ma molto bello per preparazione ed esecuzione, se visto con occhio di spettatore neutrale.
Resta il fatto che non si può incassare un gol del genere a difesa schierata. Un lancio in verticale dalle retrovie al centro dell’attacco di solito è manna per i difensori che vedono partire il pallone e sono sicuramente in posizione più agevole nei confronti di avversari che invece sono spalle alla porta. Questo nella normalità. Ma quest’anno di normalità nella Paganese c’è ben poco. Non capita allora che il pallone, tra un nugolo di difensori azzurro-stellati, venga agganciato da Chianese, spalle alla porta; che sia poi smistato a Rosso, quasi libero da marcatura, per poi arrivare in corridoio al quasi omonimo Paolo Rossi, solo soletto davanti all’incolpevole Ginestra?
Gli errori, purtroppo, nel calcio si pagano a caro prezzo, specie quando hai davanti gente di spessore.
Carenze a parte (che ci sono, è inutile negarlo), la Paganese sarebbe potuta arrivare al pareggio se solo l’arbitro avesse concesso un rigore che ai più era sembrato ineccepibile. Il fallo commesso su Tortori, che stringeva al centro dopo aver superato il suo controllore diretto, era senza ombra di dubbio da massima punizione. Purtroppo quest’anno va tutto storto, allora non facciamoci sangue amaro, è inutile tirare in ballo sfortuna, arbitri e gol mancati per un niente.
Dobbiamo guardare alla partita di domenica contro la Reggiana.
C’è poco da dire: per sperare ancora, ci servono i tre punti.
Vediamo che si può fare.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 23 febbraio 2011)
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