Ritroviamoci il venerdì
“Domenica non perdiamo, ci sarà finalmente una svolta, ne sono sicuro” – mi ha detto, convinto, il mio amico Luigino che ho incontrato come al solito sotto casa. Lì per lì non avevo messo a fuoco la situazione e rimuginavo mentalmente sull’affermazione categorica del mio amico. Poi mi sono ricordato che avremmo giocato di lunedì, come posticipo, di sera, sotto lo sguardo vigile di mamma RAI. Ecco spiegato l’arcano e la battuta che trasudava di una insolita baldanza.
Io voglio prenderla come una profezia, o quanto meno – fate voi – vorrei che la sarcastica battuta fosse il frutto di una chiaroveggenza. I numeri ci condannano, sono freddi, impietosi, giudici severi; forse esprimono realmente una situazione di enorme disagio tecnico-tattico che ci trasciniamo dietro. Ma qualcosa dobbiamo pur fare, qualcosa dobbiamo pure tentarlo. Non è che dobbiamo sprofondare ed essere pure contenti.
Per intanto che patron Trapani si convinca di dover necessariamente assecondare le richieste che sicuramente gli ha già fatto Eziolino Capuano, la squadra potrebbe pure tirare fuori quell’orgoglio semi-celato per tutta la prima parte del campionato.
Nel calcio non sempre vincono i più forti, si sa. Di sicuro vince chi ha più organizzazione di gioco, più varianti da mettere in campo anche in corso d’opera; vince chi programma e tira diritto per la strada tracciata; vince chi ha più determinazione o più fame, come si dice negli ultimi tempi, quasi a indicare uno che non mangia da tempo e quindi è alla disperazione. Vince chi ha l’esperienza giusta e non si scoraggia alle prime avversità, giacché è risaputo che molto in tema di risultati dipende anche da questioni psicologiche e di morale.
La Paganese qualche requisito lo possiede, non tutti, ma lo possiede. Certo, scarseggia la materia prima; certo, il morale non è quello dei tempi migliori. Ma l’organizzazione del gioco, la grinta, la determinazione e la voglia di arrivare al risultato ci sono, o perlomeno ci dovrebbero essere.
In un campionato ancora lungo di sicuro non basterebbero, perché, se è vero che non sempre nel calcio vincono i migliori sulla carta, di certo non si può prescindere da valori tecnici che attualmente nella Paganese sono ai verbi difettivi. L’assunto è dimostrato dalla ultime esibizioni. Con tutta la buona volontà, con tutto l’impegno messo in campo sia dai calciatori che dal tecnico, non si è riusciti in una sola occasione a portare un punticino a casa per l’intera prima parte di campionato.
E allora, starete chiedendovi, perché la squadra dovrebbe fare eccezione nella prossima partita con il Verona, visto che è sempre la stessa, con gli stessi problemi, con le stesse carenze da sempre rilevate?
La domanda è estremamente pertinente. La risposta non può essere di scontato ordine tecnico; è solo una risposta di cuore. E il cuore, si sa, molte volte riesce a fare miracoli. Questo miracolo lo attendiamo perché abbiamo sofferto per un’intera prima parte di campionato, se si eccettuano le prime tre gare interne. Abbiamo sofferto e soffriamo; giusto e lecito, quindi, attendersi un minimo di risultato da calciatori che se non sono autentici campioni non sono nemmeno delle schiappe.
Giusto fare leva sull’orgoglio di qualcuno che probabilmente giocherà la sua ultima partita in maglia azzurro-stellata, e vorrà dimostrare che in fondo non era poi così scarso come si voleva far credere.
Giusto credere nell’organizzazione tattica predisposta da Capuano e che fino a questo momento, per tanti e svariati motivi, non ha dato quei risultati che si sperava arrivassero.
Giusto pensare che la migliore squadra arruolabile non è stata mai schierata a causa di infortuni a catena e che finalmente anche in questo settore si riesce a tirare un sospiro di sollievo.
Giusto tutto.
Ma diamoci una scossa e portiamo qualche prezioso punticino a casa proprio de “la Scala” del calcio, dal “Bentegodi” che vide negli anni passati i fasti non solo della serie A, ma addirittura la conquista di uno scudetto.
Poi guarderemo al futuro, dopo la pausa del campionato, e parleremo di un’altra squadra. Almeno lo speriamo tutti.
L’importante è però dare un segnale. Un segnale che dimostri che siamo vivi, che non ci arrendiamo, che siamo pronti a ricominciare, forti delle esperienze negative che pure ci portiamo appresso.
Buone feste, cara vecchia Paganese. Buone feste a tutti.
Nino Ruggiero
(Trasmissione “Azzurrissima” di Telenuova, venerdì 17 dicembre 2010)
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