Così è (anche se non vi pare)
Ho letto e sentito ancora una volta di una Paganese brillante, ancorché perdente anche a Reggio Emilia. Confesso che quando sento dispensare complimenti dopo una sconfitta, mi viene voglia di non scrivere e non parlare più di calcio. Ma come è possibile, dico io, dopo aver incassato quattro sconfitte consecutive in altrettante consecutive trasferte, sostenere ancora che la squadra ha giocato bene? Stiamo parlando di quattro sconfitte su quattro incontri, badate bene, non di una sola sfortunata – e può capitare – particolare gara.
La partita l’ho vista in TV, sempre grazie a Li.ra. sport, puntuale – dopo averne acquistato i diritti – a proporla il lunedì pomeriggio ed in replica serale. Devo dire che per venticinque minuti, quelli iniziali, ho visto all’opera la Paganese che tutti vorremmo sempre vedere, una squadra da sogno: aggressiva, prorompente, pronta al raddoppio su ogni pallone, propositiva ed intrigante nel gioco di offesa.
La Reggiana davanti ad una squadra che sprigionava effervescenza da tutti i pori ha accusato il colpo.
Lo accusa fin dall’inizio quando l’indemoniato Triarico, spostato quasi sempre a sinistra, indirizza al centro un pallone docile docile che aspetta solo di essere toccato per andare in rete a due passi dalla porta. Due minuti dopo, il capolavoro di Tedesco. Scambio in velocità Vicedomini-Macrì: quest’ultimo vola sulla destra, dà un’occhiatina al centro e crossa un pallone al bacio per l’accorrente Tedesco; uno di quegli inviti che nel calcio non si devono e non si possono rifiutare se si è attaccanti degni di tale nome. Un’azione degna di figurare nel manuale del calcio.
La musica paganese continua per oltre venti minuti con la Reggiana sull’orlo del tracollo. I centrocampisti paganesi, irrobustiti numericamente dall’inserimento centrale di Greco, arrivano primi su ogni pallone; Macrì imperversa sulla fascia destra in un avanti-indrè impressionante per il suo avversario diretto, costretto quasi sempre al fallo per frenarlo. Panini, sulla stessa fascia, qualche metro dietro, non gli è da meno, proponendosi sempre per l’azione offensiva.
Triarico, spostato sulla sinistra, è il solito folletto irrefrenabile per Iraci, solitamente portato più al gioco d’attacco, ma costretto sulla difensiva. Tedesco con il suo movimento, svariando su tutto il fronte d’attacco, crea grosse difficoltà all’intero reparto arretrato avversario.
In un minuto, ecco quello che non ti aspetti. Fallo di mani in area di Martinelli su tocco geniale di Alessi e rigore contro.
Sull’uno a uno, dopo la realizzazione di Severino, la partita cambia. La Reggiana mette in mostra le sue individualità e – soprattutto – la qualità di elementi come Alessi. E’ quest’ultimo a castigare l’incolpevole Gabrieli con un sinistro piazzato rasoterra, quasi un colpo di biliardo.
Continuasse sui ritmi iniziali, la Paganese non avrebbe problemi per raddrizzare il risultato. Ma il calcio è anche un gioco psicologico, oltre che atletico. Dopo aver incassato il raddoppio, sembrano emergere i fantasmi del passato, quelli delle sconfitte esterne. La squadra adesso è contratta, perde colpi, perde brillantezza, perde addirittura contrasti nella zona di centrocampo dove fino al momento della prima segnatura sembrava poter annientare gli avversari.
Quando la partita prende i connotati di una partita in salita per la Paganese, giocata su ritmi più blandi, viene fuori la qualità dei singoli: soprattutto quella di Alessi che quando non viene pressato, infastidito, soggiogato da marcature asfissianti, riesce ad essere il faro della squadra, l’uomo in grado di vincere da solo una partita, in virtù di una classe eccelsa, che in questa categoria fa la differenza.
Dice: “ma dopo aver incassato il secondo gol, abbiamo dominato”. Già, dominato! Credo si sbagli verbo: abbiamo ruminato, che è ben diverso. Ruminare in gergo calcistico vuol dire giocare sempre allo stesso modo: io passo a te, tu passi a me senza puntare con determinazione e con efficacia alla porta avversaria. La prova viene dagli scarsi interventi effettuati dal portiere reggiano.
Ecco perché quando si perdono quattro partite esterne di fila non si può solo e semplicemente chiamare in causa la sfortuna e consolarsi considerando che in fondo la squadra ha giocato un buon calcio. Direi invece che ha giocato un ottimo calcio, ma solo per venticinque minuti iniziali.
Credo che bisognerà chiedersi anche perché ci sono elementi che reggono appena 40-45 minuti e soprattutto – considerando che gli atleti non sono dei superman – bisognerà pensare a dosare meglio le forze nel corso degli interi novanta minuti.
Adesso, dopo l’ennesima sconfitta esterna – senza allarmarci più di tanto – dobbiamo convincerci che è in casa che dobbiamo conquistare la salvezza. Tutti dovremmo essere d’accordo – dopo aver per forza di cose abbandonato sogni di grandezza – sul fatto che la salvezza di questa squadra passi per il “Marcello Torre”. E’ in casa che bisognerà fare punti; a costo di giocare anche un calcio più paesano che sia, però, redditizio.
Domenica scorsa abbiamo ritrovato il Tedesco della gara con il Verona: aggressivo, cattivo, presente su tutti i palloni che gravitavano nella sua zona; spietato in occasione del gol che ci aveva fatto sognare.
Contro il Pergocrema, squadra che baderà al sodo, è attesa la vittoria. Arrivi come arrivi.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 13 ottobre 2010)
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