La mancata vittoria sul Ravenna è stato il tema che ci ha accompagnato per tutta la settimana. Sugli spalti, appena dopo la fine della gara, qualcuno ha espresso la propria istintiva delusione per il risultato di parità con fischi ingenerosi nei confronti della squadra. Lo stesso, per fortuna, quando la ragione ha preso il sopravvento sull’emotività del momento, ha dovuto poi convenire che in fondo quel pareggio non era proprio da buttare.
Beh! Così incominciamo a ragionare e a tenere i piedi per terra. Guardate, nel calcio anche le squadre potenzialmente forti non è che vincano sempre. Il calcio è bello proprio perché non c’è mai niente di scontato; guai se non fosse così.
Le tre consecutive vittorie interne avevano abituato troppo bene la nostra platea di tifosi, tifosi occasionali, critici e supercritici. E’ arrivato un pareggio; va bene lo stesso, perché – se vogliamo essere seri – dobbiamo sempre tenere ben presente l’obiettivo principale per il quale questa nostra squadra è stata allestita.
Ma guardiamo al rendimento della squadra e di come la stessa risponde alle sollecitazioni tecnico-tattiche che ogni incontro comporta. Al momento è la difesa il reparto che sembra offrire solide garanzie. Gabrieli appare un punto fermo, dopo qualche iniziale incertezza, e compie interventi con una semplicità disarmante per un ragazzo della sua età. Il reparto centrale dà poche preoccupazioni specie ora che Cuomo, al pari del superlativo Martinelli, sta crescendo soprattutto sul piano atletico. Qualche preoccupazione viene dalle fasce laterali dove gli esterni difensivi, che una volta si chiamavano terzini, vanno a corrente alternata. Valore dei singoli a parte, ivi comprese le caratteristiche tecniche, mi pare di poter dire che i due non godono di adeguata protezione nella fase difensiva da parte dei colleghi che si trovano a giostrare più in avanti sulle rispettive fasce. Triarico e Lepri, infatti, sono giocatori, per caratteristiche tecniche, portati al gioco offensivo. Prendete Triarico. E’ una furia incontenibile quando viene lanciato in profondità sulla destra. Salta l’avversario che è una bellezza e propone cross interessantissimi al centro. Però vede poco la porta e quando, come nel primo tempo con il Ravenna, inanella uno slalom degno del migliore Tomba, con avversari superati come birilli, a pochi metri dalla porta effettua un tiro di sghimbescio, beh! una tirata di orecchi la meriterebbe, eccome! Inoltre bisognerebbe interrogarsi sul rendimento altalenante che caratterizza il calciatore, specie nel secondo tempo: mancanza di benzina o cos’altro? Anche Lepri predilige l’azione offensiva sulla fascia di competenza. A differenza di Triarico ha il passo breve, cadenzato, ma sguscia via da tutte le parti in virtù di qualità tecniche di primordine. Ma pure lui offre poco nella fase di contenimento, quando sono gli avversari ad avere tra le mani il pallino del gioco.
Se tiriamo bene le somme ci troviamo con i soli Casisa e Vicedomini a salvaguardia del centrocampo. Non mi piace ricorrere ai numeri per definire una tattica di gioco perché il calcio non è un gioco da lavagna o, peggio ancora, di scacchi, ma è lampante che assai spesso la nostra cara Paganese si trovi in inferiorità numerica nella zona nevralgica del gioco. E’ normale allora che Casisa e Vicedomini, che per caratteristiche tecniche sembrano essere l’uno la fotocopia dell’altro, abbiano qualche difficoltà soprattutto quando devono impostare il gioco. Loro sono molto più bravi a dare ritmo alla manovra, a giungere primi su palloni vaganti e a contrastare gli avversari. Una volta si diceva che non è facile cantare e portare la croce. E’ proprio così. Non si può correre, fortissimamente correre, e poi essere lucidi al momento dello sperato lancio illuminante.
Questa Paganese al momento sembra sbilanciata in avanti. Ha due esterni offensivi che sono ali pure; ha due attaccanti che per quanto si affannino a rientrare quando le esigenze tattiche lo richiedono, hanno nel loro DNA soprattutto il gioco d’attacco. E voi pensate che nel calcio vinca chi schiera più attaccanti degli avversari? I collegamenti fra i reparti dove li mettiamo? Per vedere all’opera una squadra più armonica dal punto di vista tattico probabilmente ci sarebbe bisogno di più qualità nella zona nevralgica del gioco, irrobustendola numericamente senza rinunciare a Vicedomini e Casisa, che rappresentano, volenti o nolenti, l’architrave della squadra in quanto calciatori di grande quantità. C’è questa possibilità guardando con attenzione ai calciatori attualmente relegati in panchina?
E’ Palumbo, allenatore scrupoloso, serio e preparato, che in pratica deve dare una risposta tecnico-tattica all’interrogativo. Magari a cominciare dalla prossima partita esterna con la Reggiana, quando tornerà in panchina dopo uno stop di quattro turni. Staremo a vedere.
Nino Ruggiero
(Trasmissione “Azzurrissima” di Telenuova, 8 ottobre 2010)
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