No, no ragazzi, che combinate! Come faccio a parlare di calcio, di tattiche, di prestazioni di calciatori quando ho ancora davanti agli occhi le scene di intere famigliole in fuga dagli spalti, gente comune, gente tranquilla che intendeva solo ed esclusivamente trascorrere una bella serata di sport.
E’ la fine. Guardate, non è il dilemma tanto dibattuto della tessera del tifoso sì, o tessera del tifoso no che deve far riflettere. E’ la violenza di pochi che mortifica, di fatto, il buon diritto di tanti di vivere in pace. E’ inutile andare alla ricerca di presunti pretesti. I colpevoli sono facilmente individuabili: sono coloro i quali delinquono quotidianamente per le strade e non hanno colori: sono solo balordi della peggiore specie.
E’ la violenza di tutti i giorni che si trasferisce negli stadi; è la violenza di gente abituata a delinquere che attecchisce in un luogo che oramai, per come vanno le cose italiane, sembra essere diventato un vero e proprio porto franco per le loro assurde e incomprensibili scorribande camuffate da uno sportivo spirito campanilistico.
La partita ha avuto pochi sussulti sul terreno di gioco, dove, per fortuna, gli atleti hanno giocato una gara maschia, ma non sono mai andati oltre le righe. La Paganese ha dato l’impressione, specie nel primo tempo, di avere una migliore organizzazione di gioco. Vicedomini ha spolverato una prestazione di buon livello, di gran lungo superiore a quella casalinga con il Bassano e ha dato tono e muscoli al reparto di centrocampo. Casisa non gli è stato da meno ed è ritornato quello della gara iniziale con il Verona. I due hanno menato la danza nella zona nevralgica del gioco, conquistando palloni su palloni, bravissimi soprattutto, nella fase difensiva, a pressare, a mettere in difficoltà l’avversario in possesso di palla, a recuperare palloni vaganti riuscendo sempre ad anticipare gli avversari in virtù, evidentemente, anche di una ottima condizione fisica. Lo stesso non posso dire per quello che riguarda la fase offensiva. I due si sono proposti più di una volta in avanti, dando l’illusione di essere prorompenti, steccando però all’ultimo momento. L’interscambio di palla è ancora da migliorare. Ho visto calciatori intestardirsi in piccate azioni personali di dubbio effetto pratico, laddove c’erano compagni di reparto che attendevano solo un illuminato passaggio. L’impressione che viene fuori dalla gara dell’Arechi è che la coppia di centrocampo Vicedomini-Casisa sia molto più efficace quando deve arrivare prima sui palloni che quando deve proporre azioni offensive. In questa fase c’è – purtroppo – sempre un tocco in più che pregiudica la bontà di iniziative di attacco. Su questo dovrà lavorare a fondo Palumbo, che è tecnico preparato, puntiglioso ed esigente.
Quando si ha una migliore organizzazione di gioco però non si può perdere come si è perduto a Salerno. La difesa ha lasciato a desiderare, specie sulla prima segnatura in una sorta di corresponsabilità di Gabrieli e di Sciannamè, anche se, ad essere sincero, mi sarei aspettato che su Murolo fosse andato a chiudere Tedesco. A proposito di quest’ultimo, non vorrei essermi sbagliato nelle positive valutazioni precedenti. Con la Salernitana ha steccato clamorosamente, ingabbiato nella morsa di Peccarisi e Murolo, quest’ultimo suo compagno di squadra lo scorso anno nel Marcianise e che, quindi, conosceva le sue caratteristiche, come diciamo da queste parti, come il tre di denaro. Ma potrebbe essersi trattato solo di una giornata negativa. Anche Tortori non è stato brillante e determinante come al solito nella sua azione; ha fatto molto movimento senza palla ma non è riuscito a sfruttare quei pochi palloni che sono capitati dalle sue parti in piena area di rigore.
C’è qualcosa che va oleato meglio nel meccanismo di attacco. Non è questione di schierare due o più attaccanti: è questione di riuscire a capirsi e di verticalizzare il gioco sfruttando meglio le fasce laterali. In questa fase, sulla fascia sinistra, si è proposto bene Lepri che ha sicuramente buoni numeri in fatto di rapidità e di tecnica individuale. Inoltre copre abbastanza bene nella fase di non possesso, anche se – come per il resto della squadra – è il dialogo con gli altri che sembra non esserci ancora. Lo stesso si può dire per Triarico. Si allarga bene sulla fascia destra, si fa vedere ma non sempre viene servito in verticale come evidentemente predilige e come sarebbe preferibile per poter puntare l’avversario e crossare al centro. Di suoi cross se ne sono visti pochini, a differenza della gara interna con il Bassano, anche se il calciatore si è proposto spesso per lo scambio.
La difesa, a parte l’incertezza sul primo gol subìto, non ha dato eccessive preoccupazioni. Cuomo sta recuperando alla grande, dopo le prime non esaltanti gare, e si propone come un pilastro centrale unitamente a Martinelli, ancora una volta elegante e tosto al tempo stesso, leader indiscusso di questa difesa. E’ andato bene anche Panini al rientro dal primo minuto dopo l’intervento subìto al ginocchio, così come è andato bene anche Sciannamè.
Insomma, diciamocelo chiaramente, la squadra, costruita per un campionato tranquillo, può anche perdere – senza drammi – partite come quella di Salerno. Ci sono anche gli avversari in campo. E la Salernitana, pur brillando poco o niente, ha pur sempre nel suo organico calciatori di caratura superiore capaci estrarre dal cilindro qualche colpo vincente.
La Paganese, al di là del rimpianto per un risultato che poteva essere diverso per l’organizzazione di gioco evidenziata, deve pensare a costruire i suoi successi al “Marcello Torre”. Tutti quelli che avevano pensato ad un qualcosa in più, almeno per il momento, sono pregati di tenere i piedi ben saldi per terra.
La squadra c’è, i calciatori sono tutti di buona levatura ma hanno ancora bisogno di tempo per capirsi ed amalgamarsi. Per intanto pensiamo a mettere grano nel fienile; a cominciare da domenica quando al “Torre” sarà di scena l’altezzosa Alessandria.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it del 15 settembre 2010)
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