E’ arrivato il primo pareggio interno, pazienza. Arriveranno – ne sono certo, perché così va la vita – anche i primi punti dalle prossime trasferte. E’ vario il gioco del calcio, perciò è bello, perciò affascina, perciò ci avvince. Quando quasi tutti pensavano che quest’anno in casa non ci fosse trippa per gatti, ecco che arriva un normale Ravenna a mettere in crisi l’organizzazione di gioco della nostra cara Paganese. Dice: il Ravenna, a differenza del comportamento tattico tenuto da Verona, Bassano ed Alessandria, si è difeso ad oltranza e non ci ha concesso spazi. Embè, credo che ogni squadra abbia diritto di interpretare una gara come meglio crede. Tocca all’altra (nella fattispecie la Paganese) trovare il modo per scardinare tale organizzazione di gioco. Il ragionamento della squadra chiusa in difesa proprio non fila e non può trovare giustificazioni. Piuttosto c’è da dire che contro questo tipo di tattica, la Paganese – quando deve impostare il gioco – trova grandi difficoltà. E, per favore, non buttiamo sempre la croce addosso a Vicedomini e Casisa, quasi fossero i responsabili assoluti di un insuccesso. I due non sono certo impeccabili in questo tipo di organizzazione, probabilmente perché per caratteristiche tecniche sono più portati a difendere che a costruire, ma non sono nemmeno da denigrare oltre misura.
E poi, diciamocelo chiaramente ed a scanso di equivoci, ma ci avete fatto caso che spesso si trovano a fronteggiare nella zona nevralgica del gioco una ragnatela intessuta da tre e anche quattro avversari? Se guardiamo attentamente all’inquadratura della Paganese notiamo subito che la squadra è potenzialmente sbilanciata in avanti. Schiera infatti sulle estreme in avanti due calciatori come Triarico e Lepri portati all’offesa per innate caratteristiche tecniche. Ai due vanno aggiunti Tortori e Tedesco che magari si dannano anche l’anima rientrando quando le necessità tattiche lo richiedono ma che ugualmente hanno nel loro dna solo doti offensive. Se consideriamo che i due esterni di difesa svolgono il loro compito precipuo di difensori puri e che al centro Martinelli e Cuomo sono deputati al controllo dell’intero reparto difensivo, è lampante che sono i soli Vicedomi e Casisa a doversi preoccupare sia della fase difensiva, quando sono gli avversari ad avere il possesso della palla, sia della fase di proponimento per la costruzione del gioco. Capita spesso, però, ed è capitato appunto domenica scorsa che gli avversari di turno in quella zona propongano tre ed anche quattro atleti più portati al gioco di centrocampo. E’ ovvio, allora che i nostri vadano in inferiorità numerica e che, proprio per questo, circondati dagli avversari, non abbiano nemmeno la lucidità che il loro ruolo richiederebbe.
Nel calcio bisogna fare delle scelte. Palumbo ha un suo credo calcistico e va avanti diritto per la sua strada, com’è giusto che sia, visto che è il responsabile tecnico. Ha scelto di avere in avanti sulle fasce due elementi che una volta sarebbero stati etichettati come ali; e sono ali vere, nel senso che danno profondità alla squadra quando vengono serviti in verticale per puntare gli avversari e per proporre cross al centro dell’area avversaria.
In questo tipo di gioco Triarico è formidabile: gioca con una semplicità impressionante per un giocatore di questa categoria, non si scompone mai, è velocissimo e punta diritto al fondo campo. Anche per lui ci sono i “però”. Vede poco la porta e quando come nel primo tempo inanella uno slalom degno del migliore Tomba con avversari superati come birilli, a pochi metri dalla porta effettua un tiro di sghimbescio, beh! Una tirata di orecchi la meriterebbe, eccome! Non solo; nel secondo tempo quasi scompare, non è la prima volta che capita. Non è che demeriti, per carità, ma è come se finisse la benzina e si dedicasse solo al semplice compitino. Da uno come lui, sicuramente elemento di maggiore caratura tecnica, destinato ad altre e più prestigiose platee, tutti ci aspettiamo qualcosa in più.
Lepri ha caratteristiche tecniche diverse. E’ meno potente di Triarico nella falcata, ha il passo breve che negli spazi stretti può mettere in difficoltà l’uomo che lo deve controllare. Peccato però che venga servito poco e male probabilmente perché non sempre funziona alla perfezione l’interscambio con Sciannamè, altro elemento potenzialmente più votato all’attacco che alla difesa.
Contro il Ravenna, specie nella seconda parte della gara, si è avuta netta la sensazione di uno scollamento fra i reparti. Contro una squadra attestata sulla difensiva, si è notata l’assenza di un distributore di gioco dalla tecnica sopraffina e dal lancio illuminante.
Già! elemento di primordine, ma dove sta? Se lo può mai permettere una squadra che deve fare perennemente i conti con il proprio bilancio? Questo è il punto ed è da questo assunto che bisogna partire se si vuole fare un discorso serio che non assuma voli pindarici sulle ambizioni che la squadra può raggiungere.
Ricordiamo sempre a noi stessi, per primi, che la squadra è stata costruita con sani criteri gestionali per raggiungere una salvezza senza patemi d’animo. Per il resto, possiamo anche pensare ad altri traguardi; però prima raggiungiamo al più presto quota salvezza.
In virtù di quanto enunciato, devo rilevare che Tedesco e Tortori domenica scorsa sono rimasti quasi sempre imbottigliati nell’attento meccanismo difensivo dei romagnoli risultati insuperabili, specie sui palloni alti. Purtroppo, in fase di impostazione del gioco d’attacco, ci si è limitati quasi sempre ad effettuare lanci lunghi dalle retrovie indirizzati al centro dove per i difensori avversari era un gioco da ragazzi – ricevendo sempre il pallone di faccia – spazzare l’area. Il collegamento difesa-centrocampo-attacco ha funzionato poco o niente. Quasi tutto era demandato a sterili ed improduttive azioni personali che, man mano che il tempo passava e le energie diminuivano, si infrangevano davanti ad una squadra organizzata che chiudeva con tempismo e con raddoppi ossessivi tutti gli spazi.
Il sottoscritto, diversamente da Raiola che nel dopo partita ha lamentato di avere avuto a che fare con avversari dediti solo alla difesa, crede che nel calcio ognuno può fare il suo gioco. Ogni squadra, classifica alla mano, può decidere se giocarsela a viso aperto oppure chiudersi in difesa per arrivare ad un determinato obiettivo. Resta all’organizzazione dell’altra squadra, nella fattispecie la Paganese, mutare atteggiamento tattico a seconda delle esigenze. Lamentarsi di una tattica ostruzionistica avversaria non ha senso perché bisognerebbe sapersi muovere in tutte le salse. Tu ti chiudi ed io vado a scardinare la tua difesa con gioco avvolgente sulle fasce o con suggerimenti illuminanti in verticale. Inutile giocare a “palla fai tu” con lunghi lanci nella zona centrale della difesa avversaria. Tu giochi aperto ed io ti infilo con rapide azioni in contropiede. Questo è il calcio. Niente si inventa; bisogna solo essere attenti e “leggere” la partita nel corso di una gara.
Detto questo, doverosamente, bisogna anche riconoscere che la squadra sta mantenendo fede alle premesse della vigilia. In casa non è che si può vincere sempre: se così fosse, i play-off sarebbero assicurati matematicamente. Piuttosto credo che, proprio per il fatto di dover crescere, specie nei giovani, qualche “chance” vada offerta anche ad Ingrosso e Liccardo. Il primo per provare soluzioni diverse sulla fascia difensiva, il secondo – accreditato di buoni numeri tecnici – per dare più qualità al reparto di centrocampo magari anche in coesistenza con Vicedomi e Casisa, i quali, checché se ne dica, costituiscono l’architrave del centrocampo.
Siamo in perfetta media salvezza, ricordiamocelo. E ricordiamoci anche che dopo il primo pareggio interno è atteso anche il primo pareggio esterno. In fatto di congruità di punti esterni non poniamo limiti alla Provvidenza.
Nino Ruggiero
(Rubrica “Così è, anche se non vi pare”, Paganese.it 6 ottobre 2010)
No Comment! Be the first one.